Mo: la stampa israeliana contro Goldstone, “razzista” durante l’apartheid

Pubblicato il 5 Maggio 2010 - 11:48 OLTRE 6 MESI FA

Richard Goldstone

Nessuno è immune dalle ombre del proprio passato: sembrerebbe questa la lezione che Israele vuole dare ad uno sei suoi figli più noti. Richard Goldstone, padre dell’omonimo Rapporto, sarebbe stato protagonista di condanne a sfondo razzista nei confronti dei neri in Sud Africa.

Godstone, giudice sudafricano di origini ebraiche, è conosciuto per aver firmato le seicento pagine del Rapporto con cui definiva l’operazione Piombo Fuso a Gaza “una grave violazione del diritto umanitario internazionale”.

Lui, ebreo vissuto nel Sud Africa dell’apartheid, sin dalla nomina a capo della commissione su Piombo Fuso,  si dichiarò “turbato, in quanto ebreo, di essere stato proposto a capo della commissione”. Nonostante questo, non ha esitato a condannare Israele.

Goldstone  accettò l’incarico “perché credo profondamente nello Stato di diritto e nel diritto bellico, e nel principio secondo il quale in un conflitto armato si debba compiere il massimo sforzo per non arrecare danno ai civili”.

Con la sua sentenza su quei 22 giorni di bombe buttate sulla Striscia a cavallo del 2009, con i loro 1300 morti, fece contenti molti palestinesi, compresi gli esponenti di Hamas, ma si attirò le critiche di Gerusalemme, che ora torna all’attacco.

Il quotidiano Yediot Ahronot tira fuori gli anni dell’apartheid, sostenendo che all’epoca Goldstone comminò diverse pene di morte nei confronti di imputati neri, solo in un secondo momento graziati dall’ascesa al potere di Nelson Mandela.

Non solo. Secondo il quotidiano, il giudice sudafricano – al Tribunale Penale Internazionale dal 1994 – avrebbe anche condannato alcuni imputati alla fustigazione.

Interpellato in proposito, Goldstone si è difeso limitandosi a dire d’aver applicato le leggi dell’epoca e di averlo fatto con tutta l’equanimità possibile, senza aggiungere di suo alcuna discriminazione fra bianchi e neri.