Natale in Israele: il sindaco della Nazaret ebraica vieta l’albero

Pubblicato il 22 Dicembre 2010 - 16:16 OLTRE 6 MESI FA

Non sono propriamente sereni i preparativi natalizi nella cittadina della Galilea di Nazrat Illit, la località a popolazione prevalentemente ebraica che sovrasta la Nazaret storica in cui crebbe Gesù. Il sindaco, Shimon Gapso, ha infatti deciso di respingere le richieste della minoranza arabo-cristiana di esporre almeno un alberello di Natale in una piazza cittadina.

In una intervista alla radio militare Gapso ha spiegato di essere stato eletto per garantire ”il carattere ebraico di Nazrat Illit” e ha trovato fuori luogo qualsiasi ostentazione di simboli cristiani. ”Se a qualcuno non sta bene – ha tagliato corto – alle prossime elezioni che votino un sindaco diverso”.

Da parte sua il quotidiano Maariv scrive che Gapso ha cercato comunque di venire incontro alla popolazione cristiana locale (valutata nel 10-15 per cento dei 40 mila abitanti). Ha ordinato che nel rione prevalentemente arabo della città siano esposte ghirlande e ha visitato asili-nido cristiani, distribuendo ai bambini pupazzi raffiguranti Babbo Natale.

A pochi chilometri di distanza, nella Nazaret vera e propria (dove buona parte della popolazione è ormai musulmana), il sindaco locale, l’arabo-israeliano Ramzi Jeraisy, ha invece già provveduto a esporre i tradizionali alberi di Natale: ”Certo non sono gli abeti europei, che qui non crescono. Ma abbiamo addobbato diversi cipressi, che creano egualmente atmosfera di festa”, ha assicurato, respingendo seccamente il tentativo del collega Gapso di coinvolgerlo nella crociata di ridimensionamento del clima natalizio.

Una crociata che, da anni, vede del resto impegnati in prima fila – anche a Gerusalemme – drappelli di rabbini oltranzisti e di attivisti nazional-radicali israeliani: a colpi di anatemi e moniti contro quelli che talora vengono visti come retaggi pagani o ”stolti simboli cristiani”.

Su questa linea, sempre in Galilea, ma nella roccaforte cabalistica di Safed, il rabbino Shmuel Eliahu ha emesso giorni fa un editto che allarga il bersaglio al Capodanno. E mira a dissuadere gli israeliani dal partecipare ai cosiddetti veglioni di San Silvestro, additati alla stregua di ”pura follia”.

Balzato di recente agli onori della cronaca per aver partorito un verdetto rabbinico in cui vietava la vendita o l’affitto ad arabi delle case di Safed, Eliahu si è scagliato ora contro la figura di papa Silvestro I (pontefice nel terzo secolo d.C. e futuro santo) sostenendo che sarebbe stato animato in vita da acceso spirito anti-ebraico. ”Non dobbiamo chinare il capo di fronte a chi ci odiava”, ha concluso il religioso, secondo il quale non c’è motivo alcuno che in Israele si importino dall’Occidente i peccaminosi veglioni di fine d’anno: ricorrenza che, oltre a non rappresentare una festa religiosa per gli ebrei, costituirebbe a suo parere – per il solo fatto di svolgersi nella notte di San Silvestro – ”un omaggio” a quel papa liquidato come ”un tipo antisemita”.

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