Pedofilia e Chiesa: scendono in campo i cardinaloni

Pubblicato il 4 Aprile 2010 - 12:03 OLTRE 6 MESI FA

“Riconoscere e riparare ai torti arrecati è quanto il Vangelo ci insegna, senza lasciarci irretire dal clima di scontro mondano”. Intervistato dalla Stampa, il cardinale francese Roger Etchegaray, presidente emerito dei pontifici consigli “Giustizia e Pace” e “Cor Unum” e vicedecano del Sacro Collegio, interviene così sugli episodi di pedofilia legati al mondo clero, aggiungendo: “Mai come adesso il Papa e noi tutti abbiamo sulla labbra la parola perdono”.

Il cardinale afferma che “ci sarà sempre chi non riterrà sufficienti o adeguate le nostre azioni o riparazioni, ma ciò che conta è l’efficacia dell’intervento e la purezza di cuore con cui ciò viene compiuto per il bene comune”. “Essere attaccata – prosegue è nella natura stessa della Chiesa, che però deve continuare a svolgere la propria missione con assoluta serenità sull’esempio del Pontefice, senza temere nemici”.

Nella lettera alla Chiesa d’Irlanda, conclude, “Benedetto XVI si è rivolto direttamente ai fedeli per condividere lo sgomento e il senso di tradimento suscitati dalle colpe dei preti pedofili. L’onestà con cui si è fatto carico della situazione è stata capita e apprezzata dalla gente”.

Sullo stesso argomento La Stampa pubblica anche un’intervista a George Weigel, biografo di Giovanni Paolo II ed esponente del cattolicesimo statunitense, secondo il quale il Papa e la Chiesa sono “sotto l’assedio” di “forze potenti” che “vedono nelle mancanze di alcuni figli e figlie della Chiesa, e negli errori commessi da alcune autorità, l’opportunità di distruggere gli insegnamenti della Chiesa”.

“Come non vedere che sono stati riproposti fatti dolorosi del passato con un intento strumentale e strategico solo per attaccare Benedetto XVI?”. Se lo chiede in un’intervista al Messaggero monsignor Rino Fisichella, presidente della pontificia accademia per la Vita, che aggiunge: “Ciò che fatico a capire è la miopia con la quale si sta affrontando questa strategia. Non è chiaro perché non si voglia comprendere che la sua figura – riferendosi a Ratzinger – é la soluzione, non il problema”.

Monsignor Fisichella spiega che “non c’é mai stata in passato una sequela di attacchi così violenti e di queste proporzioni”, dovuta a suo avviso al “ruolo che la Chiesa sta svolgendo, in opposizione a diverse ideologie dominanti che vorrebbero imporre una cultura di morte”.

“Benedetto XVI è il primo a voler fare pulizia nella Chiesa, dove nessuno vuole nascondere nulla e nessuno teme la verità”, ecco perché “condannare tutta la Chiesa e tutti sacerdoti non è giusto”. Lo dice in un’intervista a Repubblica il cardinale portoghese José Saraiva Martins, prefetto emerito della Congregazione per le cause dei Santi a proposito dei casi di pedofilia legati al clero.

“Siccome la Chiesa non teme nessuna verità ed è fortemente impegnata a srdaicare un male così atroce come è la violenza sui minori da parte di alcuni sacerdoti – precisa -, mi aspetto che finiscano quanto prima questi attacchi ingiusti, indiscriminati e generalizzati”. La Chiesa, aggiunge, “é impegnata a fare pulizia al suo interno con quella tolleranza zero sollecitata dallo stesso pontefice”.

Di “ferita profonda” creata da questi episodi parla Julian Carron, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, che in una lettera inviata al quotidiano diretto da Ezio Mauro sottolinea che “l’appello a Cristo non è cercare un sotterfugio per scappare davanti all’esigenza della giustizia, ma è l’unico modo di realizzarla. Il Papa – prosegue – si appella a Cristo, evitando un scoglio veramente insidioso: quello di staccare Cristo dalla Chiesa perché troppo piena di sporcizia per poterlo portare”.

“La nostra fiducia nella Chiesa non viene incrinata anche da recenti attacchi pretestuosi”. E’ un passaggio dell’omelia del cardinale Severino Poletto, arcivescovo di Torino, durante la messa di Pasqua pronunciata nella chiesa del Santo Volto. “Dico pretestuosi – ha spiegato l’arcivescovo – perché l’errore di qualcuno non può diventare pretesto per generalizzare e squalificare intere categorie di persone e il tanto bene da loro realizzato, nel passato come nel presente”. “La Chiesa – ha detto il cardinale Poletto – è santa perché è il Corpo mistico di Cristo e ha Gesù stesso come Capo, ma è anche peccatrice perché formata di uomini e donne che possono cadere nel peccato. Noi questo lo sappiamo e la nostra fiducia non viene incrinata anche da recenti attacchi pretestuosi”.

Non perdere mai la fiducia perché “Gesù con la sua risurrezione rivela che l’uomo, la storia e il cosmo non sono destinati a finire nel nulla, ma a risorgere ad una vita nuova”: è l’invito rivolto dall’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, nell’omelia della Messa di Pasqua che ha celebrato questa mattina nella Cattedrale di San Lorenzo. Con la Pasqua, ha affermato il porporato, “ogni croce che accompagna l’esistenza acquista un senso e un valore nuovo: la vita di nessuno si esaurisce nel limite della sofferenza, ma va oltre, verso un orizzonte di luce e di infinito”. “Per questo – ha aggiunto – la fiducia non deve mai abbandonarci; e questa ispira non una fuga dai nostri doveri ma, al contrario, una responsabilità e una energia ancora più grandi”.

“La luce della Pasqua – ha proseguito il cardinale Bagnasco – squarcia il velo della morte e del futuro e rischiara anche il nostro presente”. “Le tante oscurità, le molte sconfitte che la storia personale e comunitaria registra, il grande mistero del male e del dolore che sembra spesso vincente sulla scena del mondo – ha detto – non sono la parola ultima e definitiva sull’umanità, ma la penultima”. Infatti, “i cristiani sanno che ogni avvenimento, piccolo o grande, lieto o drammatico, contiene un frammento di eternità, una promessa di risurrezione”. “Il nostro destino – ha concluso il cardinale – è una vita piena e definitiva senza ombre e tramonti che sfugge alla comprensione umana” ma “c’é da chiedersi con molta serietà se crediamo veramente che alla fine dei tempi il nostro corpo mortale, dopo aver attraversato la morte e la tomba, risorgerà e si ricongiungerà all’anima immortale e andrà, anch’esso, al suo destino eterno”.