Come si sceglie il capo di una grande azienda Usa? Il caso Uber svela i segreti

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Settembre 2017 - 06:58 OLTRE 6 MESI FA
Come si sceglie il capo di una grande azienda Usa? Il caso Uber svela i segreti

Come si sceglie il capo di una grande azienda Usa? Il caso Uber svela i segreti

LONDRA – La scelta del nuovo capo di Uber ha proiettato un lampo di luce nel mondo segreto del grande businesse americano.

I giornali hanno ricostruito il processo di selezine e le fasi finali della scelta. Il thriller è da Trono di spade. Nuovo ceo (chief executive officer, amministratore delegato) di Uber sarà Dara Khosrowshahi, che dal 2005 ha guidato la società di viaggi online Expedia.

Il Consiglio di amministrazione di Uber lo ha scelto in una rosa di nomi eccellenti: Jeffrey R. Immelt, ex ceo di General Electric, e Meg Whitman, capo di Hewlett Packard. Khosrowshahi , nato in Iran ma trasferitosi negli Stati Uniti da bambino, dovrà voltare pagina dopo l’era Travis Kalanich, dimessosi su pressione di alcuni azionisti per una serie di episodi che avevano danneggiato l’immagine della società, dalle molestie sessuali alle accuse di truffa e spionaggio aziendale.

Khosrowshahi , nato in Iran ma trasferitosi negli Stati Uniti da bambino, dovrà voltare pagina dopo l’era Travis Kalanich, dimessosi su pressione di alcuni azionisti per una serie di episodi che avevano danneggiato l’immagine della società, dalle molestie sessuali alle accuse di truffa e spionaggio aziendale. Khosrowshahi ha 48 anni e ha guidato Expedia per 12 anni. Ha un curriculum di tutto rispetto: sotto la sua guida i ricavi di Expedia sono cresciuti dai 2,1 milioni del 2005 agli 8,7 del 2016.

È diventata la più grande agenzia di viaggi online negli Stati Uniti. Khosrowshahi fa anche parte de Consiglio di amministrazione del New York Times. Qualche settimana fa, dopo i fatti di Charlottesville, Khosrowshahi si è distinto per un tweet critico nei confronti del presidente Trump.

La riunione decisiva per la sua nomina è svolta venerdì 25 pomeriggio a San Francisco: presenti, la maggior parte degli otto amministratori di Uber e l’ordine del giorno era semplice. Scegliere un nuovo CEO per l’azienda. Ciò che si è accaduto nelle successive 72 ore, è tutto tranne che chiaro.

Nelle conversazioni al Four Seasons Hotel e negli uffici della società di private equity TPG Capital, che ha un posto nel consiglio di Uber, gli amministratori si sono mossi in segreto. Hanno parlato in una sorta di codice di alcuni dei candidati, la breve lista riguardava una manciata di persone. Dal momento in cui il co-fondatore di Uber, Kalanick, si è dimesso a giugno a seguito delle pressioni, il consiglio dell’azienda ha lavorato per stilare un elenco di potenziali candidati, con Heidrick & Struggles, società di ricerca del personale.

Nel giro di due mesi, la lista si era ristretta a tre candidati. Domenica scorsa, uno dei finalisti, l’ex capo della General Electric, Jeffrey R. Immelt, si è pubblicamente ritirato dalla corsa. Alcuni membri del consiglio e altre persone, erano dietro un’altra finalista, Meg Whitman, capo della Hewlett Packard Enterprise, e preso delle iniziative per preparare un annuncio della sua nomina. Ma la domenica le cose hanno preso una piega diversa: la Whitman, forte del suo status di front-runner, ha iniziato a trattare per aumentare il controllo su Uber se avesse accettato l’incarico, affiancandosi a una parte del consiglio che voleva limitare il potere dell’ex Ceo Travis Kalanick. Una tattica che ha dissuaso la maggior parte dei membri del consiglio, che a quel punto erano decisamente a favore di Dara Khosrowshahi, CEO di Expedia.

Questo resoconto sulla selezione per eleggere il CEO Uber, dà un assaggio dei problemi che potrebbe avere Khosrowshahi all’interno dell’azienda. Martedì scorso, Uber ha formalmente annunciato la nomina del nuovo CEO, sostenendo che il consiglio “è sicuro che Dara sia la miglior scelta per guidare Uber”. Khosrowshahi ha dichiarato che una delle sue priorità è aiutare i dipendenti Uber a “gestire un’azienda di cui sentirsi orgogliosi”. Il che può essere difficile dati i numerosi scandali che la società ha affrontato quest’anno, compresa la notizia emersa martedì scorso: il Dipartimento della Giustizia statunitense sta valutando se i responsabili di Uber abbiano violato una legge americana sulla corruzione internazionale.

La Whitman, veterana dell’industri tecnologica, che ha guidato diverse aziende pubbliche, è rapidamente diventata la candidata favorita di Benchmark, uno dei maggiori investitori di Uber, che ha anche un posto nel consiglio. La Whitman, che ha guidato la Hewlett Packard Enterprise in un momento difficile dell’azienda, era interessata alla possibilità di guidare la trasformazione di Uber. Immelt, in procinto di lasciare G.E., è stato favorito da Kalanick e da alcuni altri consiglieri, per la solida esperienza nella gestione di una società pubblica. Anche Khosrowshahi, era favorito da alcuni consiglieri. Immelt e Khosrowshahi, venerdì scorso si sono recati a San Francisco per l’ultima tappa della selezione. In una sala conferenze al 33° piano degli uffici TPG, i due candidati hanno illustrato le rispettive visioni sul futuro di Uber.

La Whitman, il giorno successivo si è incontrata con alcuni membri del consiglio al Four Seasons Hotel: cambiare posto era un modo per depistare le persone. Dopo gli interventi, alcuni membri del consiglio hanno espresso preoccupazione sulla scelta di Immelt, messo in dubbio il successo ottenuto alla G.E., mentre altri erano timorosi che si sarebbe rivelato come surrogato per Kalanick. Alcuni membri del consiglio ritenevano che a Immelt, pur avendo esperienza con grandi organizzazioni, mancasse la capacità tecnica e strategica per guidare Uber. Immelt, domenica scorsa, si è ritirato dalla corsa con un post su Twitter.

Khosrowshahi, nel frattempo, ha continuato a essere il candidato dalla posizione salda, il profilo basso è stato utile alla sua causa. Anche la Whitman ha ottenuto voti a suo favore. A Benchmark sono piaciuti i precedenti della sua carriera e insieme a l’approccio serio e concreto della direzione. Ma altri, come Kalanick, erano cauti. Kalanick ha ritenuto la Whitman potenzialmente compromessa dalla forte affiliazione con Benchmark, che ha citato in giudizio Kalanick per il controllo del consiglio d’amministrazione. Quando Immelt, domenica scorsa, si è ritirato, le cose sono cambiate. La Whitman, ha negoziato le condizioni per accettare la nomina, tra cui limitare Kalanick e ridefinire il consiglio di amministrazione. Gli amministratori sono rimasti spiazzati dalla tattica della Whitman. E’ cresciuto il consenso nei confronti di Khosrowshahi che, domenica sera, è stato eletto con voto unanime.