Sogni infantili: vivere sugli alberi, oggi si può. Nascita di un mercato alberghiero

Pubblicato il 18 Settembre 2010 - 11:01 OLTRE 6 MESI FA

Vivere in una casa sull’albero. Pochi l’hanno fatto, ma tutti l’hanno sognato. Quanti bambini hanno guardato con gli occhi pieni di ingenua speranza le vette degli alberi che un giorno avrebbero dovuto ospitare una vita lontana dagli adulti, tra le foglie e gli uccelli, con il cielo come tetto, qualche asse come pavimento. Una vita leggera, distaccata, arborea per così dire, come quella del Barone Rampante.

I sogni non hanno un prezzo, ma per il resto, dice lo spot, c’è Mastercard. Quindi, se volete realizzare l’atavico desiderio dell’umanità di tornare da dove è discesa, cioè gli alberi, armatevi di carta di credito e dirigetevi verso uno dei numerosi alberghi che propongono sistemazioni arborescenti.

Da poco entrato nel club degli imprenditori della casa sull’albero, recensiamo l’albero costruito da Jürgen Bergmann a Görlitz, una città nella Germania dell’Est, al confine con la Polonia. Le case, appollaiata ad un’altezza di dieci metri dal suolo, offrono un’impareggiabile vista sul tramonto e la delicata emozione del cinguettio degli uccelli a pochi passi. Schizzinosi e chicchettoni si asterranno dall’esperienza. La struttura non ha solo la grazia di un sogno infantile, dei bambini ha anche la primitiva vena costruttiva. Si tratta, infatti, di veri e propri rifugi sommari, sprovvisti, va da sé, di televisione. Le toilette sono delle latrine, e la doccia un cassone di acqua fredda in un’apposita cabina. Malgrado la scomodità, Bergmann, fiero proprietario del primo “hotel sugli alberi” tedesco, assicura che la capacità massima della struttura è costantemente raggiunta.

Di questi tempi, soddisfare l’infantile desiderio di Tarzan, è sempre più a portata di mano. Non solo sul confine orientale della Germania, ma anche in America, Africa, Australia, e perfino nelle giungle latino-americane come nelle lande polari, si trovano solidi rami attrezzati per la notte. E, non tutti hanno la rude e teutonica semplicità dell’hotel di Bergmann. Qualcuno è un vero e proprio tempio di lusso, signorilità e scialo, provvisto con camini, vasche idromassaggio, tele ultrapiatte, e, insomma, tutta la panoplia delle mollezze e degli sfarzi contemporanei.

Tra i più eccentrici risultati di questo eccentrico trend, c’è la realizzazione di Allan Templeton, l’imprenditore americano che ha fatto piazzare un intero aeroplano tra gli alberi di una foresta del Costa Rica. Da segnalare anche l’albergo arboreo della cittadina svedese di Harads. Qui, le stanze penzolano dagli imponenti alberi secolari della foresta svedese. La rustica e quadrata semplicità del tedesco Bergmann è stata qui rimpiazzata dalle visioni dell’architettura moderna svedese. Il fortunato cliente potrà scegliere se pernottare in un cubo a specchi riflettenti, in un nido di uccello multidimensionale o in un involtino sushi (proprio così). I proprietari della visionaria struttura sono molto soddisfatti dell’andamento degli affari. Aperto nel mese di luglio, l’hotel sta registrando una buona affluenza. Come capita spesso ai costruttori di case sugli alberi, l’idealismo è di rigore. Sofia Lindvall, proprietaria dell’hotel, ci tiene a precisare che, durante la costruzione, non è stato danneggiato nemmeno un ramo di albero.