Stefano Deleidi, per la prof “non era portato per le lingue”. Ora ne parla 5

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Aprile 2014 - 14:17 OLTRE 6 MESI FA
Stefano Deleidi, per la prof "non era portato per le lingue". Ora ne parla 5

Stefano Deleidi, penultimo da sinistra

HONG KONG – Secondo la sua insegnante di inglese delle scuole medie, Stefano Deleidi non era portato per le lingue. Così i suoi genitori lo mandarono a studiare nel Regno Unito. Aveva 12 anni, e quello fu il suo primo viaggio. Da allora Stefano, che oggi di anni ne ha 53 e parla cinque lingue, è a capo di una multinazionale e non si è più fermato.

Ha raccontato la propria storia in un’intervista ad  Elena Catalfamo dell’Eco di Bergamo. Ora vive ad Hong Kong, ma nella sua vita ha vissuto in 50 Paesi e fondato 11 società. Oltre ad aver messo al mondo tre bambine con la moglie Carole, conosciuta a Parigi.

Attualmente Stefano Deleidi è il direttore generale della Lu-Ve group in Asia, una multinazionale italiana, con sede a Uboldo, in provincia di Varese, che realizza prodotti per la refrigerazione commerciale e il condizionamento.

All’Eco di Bergamo racconta la vita in Cina:

“Qui si lavora in media 18 ore al giorno. Si parte la mattina con i contatti con l’Europa, s’incontrano clienti in tutta l’Asia, e si finisce la sera con le mail da inviare alla casa madre in Italia. È difficile spiegare a un europeo che cosa sta accadendo in Cina. (…) Qui si vive un fervore pari a quello che forse hanno vissuto i nostri nonni in Europa nel dopoguerra. La classe media è in forte ascesa, in famiglia lavorano marito e moglie, i consumi sono fortissimi, i clienti sempre più esigenti. E stiamo parlando di un potenziale mercato di un miliardo e 350 milioni di persone”.

Parla anche dei cinesi:

“Non si fermano mai. Ero partito con l’idea di trovare un Paese povero di servizi ma con un forte senso sociale. Mi sono trovato in un Paese che ha delle infrastrutture all’avanguardia ma dove la gente è più capitalista dei capitalisti. Credo sia una reazione al socialismo: per lungo tempo i cinesi non hanno avuto niente di proprio, e ora sembrano desiderare in modo spasmodico di avere qualcosa di proprietà, una casa, un’auto, e tutto il resto”.

Ricorda il suo primo viaggio, per la prof di inglese insoddisfatta…

“Avevo 12 anni. La mia insegnante d’inglese diceva che non ero molto portato per le lingue. I miei genitori mi mandarono in Inghilterra per rinforzare la lingua. Non mi sono più fermato. Ho studiato all’istituto tecnico Vittorio Alfieri ma dopo il diploma sono volato negli Stati Uniti, a Cleveland nell’Ohio, ho studiato storia e scienze militari. Il mio sogno era l’esercito ma la burocrazia mi ha fermato”.

Ha vissuto in Germania, in Francia, di nuovo in Italia. Ha lavorato per Sony, Brembo e Sematic… Adesso ad Hong Kong vive con la moglie e le loro tre figlie, 

“Anna, nata a Bergamo, Elisa e Audrey (come l’attrice Hepburn), nate a Hong Kong. Abbiamo molti amici che provengono da ogni parte del mondo. Conosciamo anche cinesi, ho imparato a mangiare con le bacchette, a capire ma non a parlare la lingua cinese. Mi auguro sempre che gli stranieri che vengono in Italia facciano lo stesso”.

Da italiano da decenni residente all’estero, Deleidi ha qualche consiglio per gli altri italiani che lasciano il proprio Paese:

“Gli italiani vogliono sempre farsi amare quando vanno all’estero, ma io penso che debbano invece farsi rispettare. Penso che perdano molte opportunità perché sono chiusi in mille campanilismi e stanno sempre a lamentarsi di quello che non va. Anche in Cina ci sarebbero opportunità per il settore metalmeccanico di precisione, la moda, l’alimentare, l’edilizia. Le imprese italiane però devono mandare qui i loro manager migliori, non quelli in pensione o i neo laureati senza alcuna esperienza alle spalle. Chi osa vince”.