Wikileaks, Assange: “Se mi estradano rischio Guantanamo”

Pubblicato il 11 Gennaio 2011 - 13:56 OLTRE 6 MESI FA

Julian Assange

Se sarà estradato in Svezia, ”c’è un rischio reale” che ”gli Stati Uniti cerchino l’estradizione e la resa di Julian Assange” e che Assange ”finisca prigioniero a Guantanamo”. Lo affermano gli avvocati di Wikileaks nella memoria legale presentata oggi in corte.

I legali di Assange, nel capitolo intitolato ‘Diritti Umani’ della memoria difensiva, citano precedenti che a loro avviso dimostrano ”l’ingenuità della Svezia nel fidarsi di assicurazioni diplomatiche che le persone espulse non saranno maltrattate”. Tra i casi citati quello di Mohammed Alzery, espulso dalla Svezia in Egitto, una vicenda condannata dalla Commissione Onu per i diritti umani.

Gli avvocati di Julian Assange, nella memoria presentata in Corte, sostengono che per il capo di Wikileaks, se portato negli Usa senza assicurazioni che non verrà applicata nei suoi confronti la pena di morte, ”c’è il pericolo reale che possa essere soggetto alla pena capitale”.

I legali di Assange hanno citato l’ex candidato presidenziale repubblicano Mike Huckabee e l’ex governatrice repubblicana dell’Alaska Sarah Palin.

Huckabee ha sostenuto che i colpevoli della pubblicazione del Cablegate debbano essere messi a morte per tradimento, mentre la Palin ha auspicato che ad Assange sia data la caccia come un membro dei talebani o di al Qaida.

In un comunicato diffuso via Twitter, Wikileaks ha fatto oggi appello agli Stati Uniti a perseguire chi incita alla violenza contro il sito e i suoi esponenti ”o ci saranno altre stragi come quella di Tucson”, in cui e’ rimasta gravemente ferita la deputata democratica Gabrielle Gifford.

In realtà Julian Assange non è ancora stato incriminato ufficialmente. L’informazione emerge dalla bozza di linea di difesa diffusa oggi dal team legale che difende il boss di WikiLeaks. E’ dunque impropria, sostengono i suoi avvocati, la richiesta di estradizione avanzata dal Pm svedese Marianne Ny. ”Il mero sospetto – si legge nel documento – non dovrebbe dar vita a una richiesta di estradizione”. La mancata incriminazione viene confermata da una lettera datata 20 dicembre 2010 proveniente dal rappresentanza consolare australiana con sede a Londra.

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