Alitalia-Etihad, lettera arrivata. Sindacati: “Vogliono risparmiare 400mln”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Aprile 2014 - 18:40 OLTRE 6 MESI FA
Alitalia-Etihad, lettera arrivata. Sindacati: "Vogliono risparmiare 400mln"

Alitalia-Etihad, lettera arrivata. Sindacati: “Vogliono risparmiare 400mln”

MILANO – Alitalia-Etihad, la lettera con l’offerta della compagnia aerea di Abu Dhabi è arrivata. Lo ha annunciato il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi. ”In questo momento credo che Alitalia stia valutando i contenuti della proposta di Etihad”, ah detto Lupi, aggiungendo che l’amministratore delegato Gabriele Del Torchio

”presenterà ad azionisti, stakeholders e al Governo lo stato della trattativa che sta avanzando. Quindi vedremo finalmente i contenuti. Crediamo che l’alleanza tra Etihad e Alitalia sia buona per rilanciare il trasporto aereo in Italia e la nostra compagnia di bandiera”.

I sindacati, però, temono che Alitalia voglia risparmiare fino a 400 milioni di euro l’anno, ha detto il segretario nazionale della Filt-Cgil, Mauro Rossi. Il piano di luglio prevedeva 300 milioni di risparmi. “Da febbraio ad oggi l’azienda ha implementato il piano”, ha detto Rossi precisando, però, che non sono state fornite indicazioni su come verranno trovati i nuovi tagli: si tratta di 100 milioni in più. In questi 400 milioni sono comunque compresi i 128 milioni di risparmi sul costo del lavoro già previsti dal piano di luglio.

Che si risolva oppure no, quella di Alitalia in crisi è una storia che va avanti ormai da cinque anni. Un periodo di tempo in cui sono stati bruciati 500 milioni di euro. Su Repubblica Ettore Livini ha ricostruito le tappe della vicenda, partita con il piano degli autoproclamatisi “capitani coraggiosi”, la cordata organizzata da Silvio Berlusconi e guidata da Corrado Passera e Roberto Colaninno. Nel 2009 i “patrioti” staccarono un assegno da un miliardo, debiti compresi, per salvare la ex compagnia di bandiera dal fallimento. Ma cinque anni dopo di quei soldi quasi non c’è traccia.

“I contribuenti italiani hanno pagato di tasca loro nel 2008 qualcosa come 4 miliardi per calare la saracinesca sulla vecchia aerolinea e riconsegnarla – ripulita di debiti e in versione “light” (meno dipendenti e meno rotte) – a Roberto Colaninno & C. Sembrava la volta buona, l’occasione giusta per voltare pagina e dimenticare gli anni neri del controllo statale. Invece no. Il “Piano fenice” messo a punto da Corrado Passera, allora ad di IntesaSanPaolo, non ha funzionato. L’aerolinea tricolore ha continuato a macinare perdite – più di un miliardo dal 2009, qualcosa come 450mila euro al giorno – e alla fine il conto del salvataggio l’hanno pagato, salatissimo, anche i salvatori”.

Air France, entrata in Alitalia sei anni fa con 323 milioni, lo scorso ottobre ha ammesso il buco nell’acqua e ha rinunciato a partecipare all’aumento di capitale da 200 milioni, diluendo la propria partecipazione al 7% e lasciando strada libera ad Etihad.

Atlantia, l’azienda della famiglia Benetton, ha sborsato quasi 100 milioni nel 2008, ma anche questi soldi sono andati quasi tutti in fumo. L’investimento è stato svalutato, arrivando a 4 milioni, e i Benetton hanno dovuto mettere altri 40 milioni per partecipare all’aumento di capitale.

Chi non desiste dall’impresa nonostante le difficoltà è Roberto Colannino. 

 

“La sua Immsi ha investito sei anni fa 80 milioni e ha tenuto duro fino al 2012 mantenendo intatto a bilancio il valore della partecipazione del 10% circa in Alitalia. Poi pure l’ex numero uno di Telecom è stato costretto a far buon viso a cattiva sorte: lo scorso anno ha ammesso che la quota nella compagnia aveva perso 36,3 milioni di valore. E adesso ha dato un’altra sforbiciata di 14 milioni. Botte dure, ma non abbastanza da scoraggiare l’imprenditore mantovano che a fine 2013 ha rilanciato con altri 40 milioni, scommettendo sull’arrivo degli emiri”.

L’avventura dei “capitani coraggiosi” è costata cara anche a chi l’aveva promossa, ovvero Intesa SanPaolo. In base all’ultimo bilancio della banca

“i 100 milioni pagati per entrare in Alitalia sono diventati oggi 39, con 61 milioni persi in svalutazioni. E il salasso finale rischia di essere ancor più pesante visto che l’istituto di credito – tirato per la giacchetta dalla politica – continua ad alzare la posta: nell’ultimo aumento di capitale ha investito altri 76 milioni di euro. Banca Imi ha appena prorogato a giugno 2015 una linea di credito da 105 milioni necessaria a puntellare l’operatività dell’aerolinea. Ed Etihad pretende che questa esposizione venga trasformata in capitale (oggi Intesa ha il 20% di Alitalia) con un ulteriore sconto sul suo valore. Stessa richiesta fatta a Unicredit – fresco socio grazie a un assegno di 50 milioni ed esposto per quasi 200 milioni con il vettore – Mps (80 milioni) e Popolare di Sondrio (80)”.

Tra gli altri cosi eccellenti che hanno azzerato o ridimensionato notevolmente le proprie partecipazioni in Alitalia ci sono Fonsai e Pirelli. Lo Stato italiano, uscito nel 2008, è rientrato adesso attraverso le Poste, che hanno messo 75 milioni.

Adesso

“Etihad potrebbe far saltare il banco con un assegno di 500 milioni. Ma fino a quando Alitalia continuerà a perdere mezzo milione al giorno, anche questi soldi rischiano di diventare presto carta straccia”.