Ancora crisi. Fmi abbassa le previsioni sul Pil. Confindustria boccia Monti

Pubblicato il 23 Gennaio 2013 - 17:16| Aggiornato il 12 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – In Italia è emergenza economica e sociale, anche il 2013 sarà un anno di recessione: l’allarme è lanciato contemporaneamente da Confindustria e Fondo Monetario Internazionale. Giorgio Squinzi (leader di Confindustria) chiede una terapia d’urto per far ripartire crescita, occupazione e Pil. Intanto il Fondo di Christine Lagarde taglia le stime: per quest’anno il prodotto interno lordo italiano è previsto in calo dell’1%, o,3 punti in più rispetto alle stime di ottobre.

“La crisi sta lasciando profonde ferite”, avverte Confindustria nel documento di proposte ai politici in vista del voto. “Servono scelte immediate e forti, o non cresceremo più dello 0,5% l’anno. L’alternativa alla terapia d’urto è il declino”.

Stessa musica da Washington, dove l‘Fmi vede nero non solo per l’Italia, ma per l’intera eurozona. L’economia dell’area euro si contrarrà anche nel 2013, dopo il -0,4% del 2012. La crescita tornerà solo nel 2014, quando il Pil si espanderà dell’1%.

Il capo economista dell’Fmi, Olivier Blanchard, ha almeno riconosciuto che “il processo di aggiustamento funziona” per le economie periferiche dell’euro, “migliora la competitività, crescono le quote dell’export e lo spread è notevolmente calato”. C’è un “però”: i tassi pagati sul debito sovrano sono “ancora troppo alti”.

Per quanto riguarda l’Italia e le misure degli ultimi governi per tentare di risanare i conti pubblici, Blanchard sostiene che “non aveva scelta”. Ora “il mercato ha ripreso fiducia e gli spread sono calati”.

Proprio al futuro governo si rivolge il documento di Confindustria, che propone “una vera e propria tabella di marcia fino al 2018”, che consiste in una “terapia d’urto” e in un “processo di riforme da avviare contestualmente e senza ritardo”.

Con la terapia d’urto Confindustria assicura che sarà possibile mobilitare 316 miliardi di euro in cinque anni. “Il tasso di crescita si innalzerà al 3%; il Pil aumenterà in cinque anni di 156 miliardi di euro (al netto dell’inflazione), +2.617 euro per abitante; l’occupazione si espanderà di 1,8 milioni di unità, il tasso di occupazione salirà al 60,6% nel 2018 dal 56,4% del 2013 (+4%) e il tasso di disoccupazione scenderà all’8,4% dal 12,3% atteso per il 2014”.

Bocciata dagli industriali la riforma del lavoro firmata Monti-Fornero: “Non è stata sufficiente ad una vera liberalizzazione del mercato del lavoro e ad una sua vera flessibilizzazione. Il prossimo governo dovrà portarci più in linea con quanto fatto negli altri Paesi europei”.