Articolo 18, riforma entro marzo? La diplomazia parallela Monti-Camusso

Pubblicato il 13 Febbraio 2012 - 09:36 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il presunto incontro segreto Monti-Camusso per una modifica “light” sull’articolo 18 ruba la scena sull’accordo medesimo: un compromesso per il congelamento temporaneo dell’articolo 18 non superiore ai 3 o 4 anni per i precari (solo alcune categorie) in vista di una loro stabilizzazione successiva e un’interpretazione meno rigida dell’articolo stesso in sede giudiziaria. Poi entro marzo, se l’intesa venisse confermata,  il governo presenterebbe un disegno di legge delega, anche qui un compromesso tra un decreto legge ritenuto una forzatura e un disegno di legge del Parlamento con tempi di esame e confronto troppo lunghi.

Le smentite all’accordo, dato per avvenuto dal quotidiano La Repubblica che anche oggi (13 febbraio)  conferma l’indiscrezione, sono giunte da entrambe le parti in causa. Negano recisamente l’incontro, temono trappole, forzature, la volontà di far saltare l’accordo o di mettere in cattiva luce i protagonisti. La Cgil, in particolare, accusa direttamente La Repubblica mettendo insieme un paio di editoriali di Eugenio e Scalfari e il retroscena sull’incontro riservato firmato da Claudio Tito: “chi vuole forzare la mano?” si domandano a Corso d’Italia (quartier generale Cgil).

Il governo, d’altro canto, non vuole esporre il presidente del Consiglio a brutte figure, a salti nel vuoto rivendicando compattezza e unità d’intenti (il presunto scavalcamento del ministro del Welfare Fornero desterebbe sospetti) così come, un eventuale fallimento sarebbe tutto addebitabile all’improntitudine di Monti stesso.

Che incontri, contatti ufficiosi, abboccamenti “carbonari”, semplici telefonate ci siano state è da mettere nelle condizioni di fisiologica normalità nei rapporti tra esecutivo e parti sociali. In questo senso la battuta su Twitter di Bonanni, Cisl coglie nel segno: “Speriamo sia vero l’incontro segreto. Fa sorridere come taluni discutano sottobanco quello che altri fanno alla luce del sole”. E tuttavia sono comprensibili i motivi di elementare opportunità per cui si rende noto un incontro quando lo stato dell’arte nella trattativa è a buon punto. La diplomazia ha le sue regole, prima di tutto la riservatezza.

Massimo Giannini, editorialista di Repubblica, rivendica giustamente, il “dovere della notizia” cui è legato ogni giornalista degno di questo nome. Nell’esplicitare, però, i sospetti di governo e soprattutto Cgil ne circoscrive, meglio dei suoi accusatori, obiettivi e significato. Una campagna orchestrata per fare cosa? “Mettere la Cgil con le spalle al muro, per aiutare il governo, o far saltare la trattativa con le parti sociali, per sabotarlo (il governo)?” Cui prodest? Vedremo entro marzo, se la trattativa si sarà concretizzata.