Banca d’Italia: “Famiglie puntano alla liquidità e sono più ricche”

Pubblicato il 14 Dicembre 2011 - 12:36 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – La crisi fa fuggire le famiglie italiane da bot e azioni e le spinge sulla liquidita’. Secondo i dati Banca d’Italia, nel 2010 la quota di ricchezza detenuta in titoli pubblici italiani e in azioni e partecipazioni si e’ ridotta di quasi l’1% sul 2009, quella in depositi e risparmio postale e’ invece salita dello 0,2 e dello 0,4%. Alla fine del 2009 la ricchezza netta delle famiglie italiane e’ stata pari a 8,3 volte il reddito disponibile lordo, contro l’8 del Regno Unito, il 7,5 della Francia, il 7 del Giappone, il 5,5 del Canada e il 4,9 degli Stati Uniti. Lo rileva la Banca d’Italia secondo cui gli italiani risultano anche relativamente poco indebitati. Le famiglie italiane godono di un elevato livello di ricchezza rispetto a quelle di molti altri grandi paesi e sono meno indebitate, risulta in sostanza dai dati della Banca d’Italia che nello specifico mette in evidenza come l’ammontare dei debiti sia infatti pari all’82% del reddito dispobibile (in Francia e in Germania e’ di circa il 100%, negli Stati Uniti e in Giappone e’ del 130%, nel Regno Unito del 170%.

Alla fine del 2010 il 43,2% delle attivita’ finanziarie delle famiglie era detenuto in obbligazioni private, titoli esteri, prestiti alle cooperative, azioni e altre partecipazioni e quote di fondi comuni di investimento. Il contante, i depositi bancari e il risparmio postale rappresentavano il 30% del complesso delle attivita’ finanziarie; la quota investita direttamente dalle famiglie in titoli pubblici italiani era pari al 5%. Le riserve tecniche di assicurazione, che rappresentano le somme accantonate dalle assicurazioni e dai fondi pensione per future prestazioni in favore delle famiglie, ammontavano al 18,6% del totale delle attivita’ finanziarie.    Nel 2010 il risparmio delle famiglie e’ ammontato a circa 50 miliardi di euro; i capital gains sono stati invece negativi (circa 180 miliardi di euro), principalmente a causa del forte calo dei corsi azionari avvenuto nel corso dell’anno.

Tra il 1995 e il 2010 il risparmio ha contribuito alla crescita del valore della ricchezza netta in misura lievemente superiore rispetto ai capital gains (rispettivamente 56 e 44%); questi ultimi sono interamente ascrivibili alle abitazioni e agli altri beni reali, essendo i capital gains sulle attivita’ finanziarie pressoche’ nulli. In questo periodo, il risparmio delle famiglie ha mostrato una tendenza flettente, che si e’ accentuata negli ultimi anni. Tra il 1996 e il 2002 il suo valore ammontava mediamente all’1,8% della ricchezza netta; e’ sceso all’1,3% tra il 2003 e il 2006 e allo 0,8% tra il 2007 e il 2010. I capital gains sulle attivita’ finanziarie, valutati a prezzi costanti, sono risultati positivi fino al 2000 e negativi successivamente, ad eccezione del biennio 2004-2005.