Spread, altalena drammatica: in mattinata tocca quota 347, poi la discesa

Pubblicato il 12 Luglio 2011 - 10:06 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Non siamo alla respirazione bocca a bocca ma poco ci manca. Intanto l’altalena della Borsa spinge il cuore in gola con lo spread italiano (il differenziale con il bund tedesco) dei Btp volato a 347 per poi riassestarsi a un sempre pericoloso 330. Una boccata d’ossigeno: il treno dell’aumento dello spread lanciato a quella velocità significava default a brevissimo tempo e l’uscita dall’euro in due/tre settimane. Le tensioni sui titoli riguardano anche la malconcia Spagna (354) e i bond in sofferenza di Olanda, Belgio. Si cerca una disperata via d’uscita alla crisi greca. Ma la situazione italiana preoccupa per la stessa sopravvivenza dell’euro. Non sono bastate le misure della Consob che ha dovuto ammettere che le vendite sono tutte effettive e marginalmente allo scoperto: i mercati scommettono contro di noi. Non è stato sufficiente nemmeno che la Germania, a più riprese, rassicurasse il mondo sul nostro impegno e capacità di stabilizzare il bilancio. La fiducia accordataci da Merkel e dal ministro Schauble fino a metà mattinata non è coinciso con quella degli investitori internazionali. E in Borsa fino alle 11 non c’è stato verso che qualcuno comprasse. A Milano fino alla miracoloso dimezzamento delle perdite gli scambi e gli indici di Piazza Affari sono crollati: il Ftse Mib cedeva il 4,08% e il Ftse All Share il 3,84%. Si era in un vero e proprio panico da vendite, “panic selling” dicono gli inglesi. Mentre la crisi del debito era sul tavolo dell’Ecofin, il consiglio allargato all’intera Ue, gli indici dei titoli guida delle principali borse europee calavano a picco. Il bollettino diceva: Londra -1,10% – Parigi -1,71% – Francoforte -1,71% – Madrid -2,66% – Milano -4,08% – Amsterdam -1,40% – Stoccolma -1,83% – Zurigo -1,55%. Finivano in asta di volatilità per eccesso di ribasso Unicredit (-6,4%) e altri 5 titoli del paniere Ftse Mib a Piazza Affari. Mediolanum fermata con un ribasso teorico del 4,80% Lottomatica del 6,03%, Generali del 6,45%, Fonsai del 4,94% e Bpm del 5,02 per cento. Per ora l’aumento vertiginoso è una mazzata al nostro disavanzo pubblico: ogni punto in più crescono gli interessi sul debito. A metà mattinata, dicevamo, Unicredit rientrava in gioco, la tendenza disastrosa invertiva il segno.

Il 27 giugno la Marcegaglia calcolava 16 miliardi ogni 100 punti. Lo spread era a 220. 110 punti supplementari dopo, il martedì non annuncia niente di buono nemmeno in Borsa. I mercati non si fidano dell’Italia, serve che da sola mostri la serietà necessaria a sostenere gli impegni presi. Per esempio varando subito, immediatamente, già oggi, la manovra di Tremonti. Bene che vada, invece, sarà approvata il 21 luglio al Senato ed entro il 29 alla Camera. Berlusconi teme che la crisi sia un pretesto per sfilargli la presidenza del Consiglio. Vede Mario Monti dietro ogni trama già pronto alla successione. Lui non vuol fare l’Amato di turno, costretto alla manovra lacrime e sangue nel ’92, per poi, appena approvata, lasciare il campo alla guida tecnica del governo Ciampi. Berlusconi si sente braccato da una muta di sciacalli. Ma gli sciacalli veri hanno già azzannato l’Italia alle caviglie e non sembrano disposti a mollare la presa. Il premier si convinca a fare un passo indietro (se lo fa il Pd appoggia incondizionatamente la manovra, propone D’Alema), oppure segua il consiglio di Letta di “stupire” gli avversari con un appello al “senso di responsabilità nazionale in vista dell’approdo in aula.