30 mila morti con sussidio sociale. Avanguardia ladri di welfare

Pubblicato il 15 Marzo 2013 - 12:48| Aggiornato il 5 Ottobre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – 30 mila morti coi sussidi sociali. Avanguardia ladri di welfare. I Caf, Centri di Assistenza Fiscale, nel mirino della Guardia di Finanza e oggetto di un’inchiesta pubblicata da Repubblica: svolgono pratiche e servizi per i contribuenti per cui sono lautamente pagati ma, alcuni di loro, sfruttando i buchi normativi e organizzativi, in qualche caso (molti casi al sud) sono alla base di illeciti e truffe che sottraggono risorse all’erario e premiano i soliti furbetti.

Per esempio fornendo dichiarazioni false dell’Isee (il riccometro che calcola in realtà i livelli di indigenza meritevoli di sostegno) per ottenere salti di graduatoria per l’asilo dei figli o l’esenzione delle tasse universitarie, rimborsi per prestazioni mediche mai erogate. “Ladri di welfare” li chiamano Roberto Mania e Fabio Tonacci, i reporter. Il modello Isee la chiave dell’effrazione, i Caf il complice del furto.

A proposito dei sussidi ai 30 mila morti, scrivono i due reporter: “Presentano le domande e lo fanno pure più volte nel corso dell’anno. Morti residenti all’estero che resuscitano apposta per firmare i modelli Isee e che – davvero curioso – sono nati quasi tutti nelle province di Catanzaro e Vibo Valentia. Per queste pratiche l’Inps ha versato ai Caf tre milioni di euro”.

Il ruolo dei Caf, le inchieste. In Campania, Calabria e Sicilia si concentra il 60 per canto di tutte le dichiarazioni presentate: peccato che nelle stesse regioni ci viva un terzo della popolazione italiana. Due pratiche su tre delle 60 mila finite sotto osservazione, vengono da quelle regioni.

“Nel 2012 l’Inps ha versato ai Caf più di 161 milioni di euro per le pratiche seguite. Una cifra che nell’arco di quinquennio è raddoppiata. Per i soli modellini Isee, versava ai Caf 86 milioni nel 2008, passati a 102 nel 2009 fino a oltre 110 milioni dal 2010 in poi” (La Repubblica).

Lo stesso Befera, a capo della Agenzia delle Entrae, aveva suggerito al primo ministro Monti, anche in ossequio alla politica dei risparmi, come sedi Inps e Comuni avessero potuto realizzare in casa i servizi appaltati in concessione alle varie confederazioni sindacali, associazioni di imprese e di professionisti, singoli soggetti privati.

Un Caf falso a Napoli. L’operazione Parafiscalia condotta dalla Guardia di Finanza ha scoperchiato un’impresa criminal-famigliare attraverso la gestione truffaldina proprio di un Caf immaginario. Gaetano Bosco e sua nipote Giuseppina, condannati a 5 anni e 4 mesi, hanno consentito una quattordicesima gratis per 700 persone: insieme ad altri comlici, stampavano false fatturazioni mediche per prestazioni mai erogate. Poi giravano il tutto a vari Caf “veri”, i quali non controllavano. “Un trucchetto che ha generato dal nulla indebite detrazioni d’imposta e rimborsi per 2,7 milioni di euro. La metà dei quali finita a Gaetano Bosco. La stecca per il gruppo”, rilevano i giornalisti di Repubblica.