Crescita in 4 mosse: la sfida di Zanonato, ministro dello Sviluppo Economico

Pubblicato il 29 Aprile 2013 - 10:39| Aggiornato il 22 Febbraio 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – La crescita in 4 mosse: la sfida di Zanonato, ministro dello Sviluppo. Un obiettivo da centrare, uno solo serve al nascituro governo Letta per avere chance di imporsi e durare: intercettare la crescita, aumentare il Pil, in una parola, creare posti di lavoro. Per questo, i fari sono puntati sull’erede di Corrado Passera al ministero dello Sviluppo Economico, il sindaco Pd di Padova Flavio Zanonato. Il Sole 24 Ore esamina il dossier crescita (chiamiamolo anche “growth compact”, in opposizione al “fiscal compact”) non può che partire da questo dicastero (a proposito, il ministro mantiene le deleghe sulle Comunicazioni).

E individua 4 priorità ineludibili per integrare alla fase dello sviluppo a costo zero, quella degli investimenti e delle iniezioni di denaro fresco, la liquidità necessaria per sostenere le imprese: restituire i debiti della PA, facilitare innovazione e ricerca attraverso un nuovo sistema di crediti d’imposta, potenziare l’export e non recedere dall’impegno sulla green economy, rendere finalmente operativi i punti della cosiddetta Agenda digitale (meno burocrazia, banda larga, ecc…).

Vediamo in dettaglio le priorità secondo lo schema presentato da Carmine Fotina e Marco Mele per il Sole 24 Ore:

Credito d’imposta su ricerca e sviluppo. Sostenere l’innovazione delle imprese attraverso un credito d’imposta sugli investimenti in ricerca e sviluppo. È la misura che da anni viene richiesta per rilanciare l’economia reale e il suo cuore, la manifattura. Lo scorso Governo ha creato un fondo ad hoc per finanziare questa agevolazione, ma senza trovare le risorse: toccherà al nuovo ministro dare concretezza a quanto più volte sfumato negli anni scorsi, creando un credito d’imposta strutturale. Tra le ipotesi, c’è quella di seguire il modello inglese che consente di portare in detrazione una quota di investimenti in ricerca intorno al 30 per cento.
 
Maggiore liquidità alle imprese. Per garantire maggiore liquidità alle imprese sarà innanzitutto centrale assicurare il pagamento dei debiti della Pa. Su questo fronte sarà cruciale il ruolo dello Sviluppo economico che, insieme all’Economia, dovrà seguire l’evoluzione in Parlamento del decreto che sblocca poco meno di 40 miliardi in due anni, valutando anche i margini per ampliare la dote e sbloccare una tranche di arretrati superiore già entro il 2014. L’industria, così come le Pmi, ha poi assoluto bisogno di nuove leve per il credito e qui potrano essere utile le indicazioni fornite dai saggi del Quirinale sul potenziamento del Fondo centrale di garanzia.
 
Potenziare l’export e la green economy. L’export, durante la crisi, ha in parte compensato il drammatico calo della domanda interna e ora va sostenuto. Tra gli esperti si parla dell’ipotesi di far evolvere l’evoluzione del polo Cassa depositi e prestiti-Sace-Simest in una vera Export bank, sul modello della Ipex bamk tedesca, per assicurare i finanziamenti alle esportazioni. Sul fronte della green economy vanno trovate subito le risorse sia per il bonus del 55% per l’efficienza energetica sia quello per le ristrutturazioni edilizie nella versione del 50% che vanno in scadenza il 30 giugno (si tornerà al 36% con limite di spesa che torna da 96mila a 48mila euro).
 
Agenda digitale e asta frequenze. Tra le priorità c’è quella di garantire un processo di attuazione rapida dell’Agenda digitale (dai bandi per la banda larga e ultra larga alle misure per digitalizzare la Pa). Tra i nodi più spinosi c’è poi quello relativo al caso delle frequenze legato alla gara per l’assegnazione di tre multiplex digitali nazionali. L’Agcom ha approvato la seconda versione del Regolamento per l’asta, definitivo dopo l’ok di Bruxelles. Il ministero deve approvare bando e disciplinare di gara, dopo l’annullamento del beauty contest messo in piedi dal governo Berlusconi (ci sono ancora ricorsi al Tar).