Usa, la recessione non è finita. E ora molti Stati rischiano il default

Pubblicato il 10 Dicembre 2010 - 05:10 OLTRE 6 MESI FA

La recessione negli Stati Uniti continua a mietere vittime e, questa volta, sembra che a farne le spese saranno le istituzioni statali.

In passato, infatti, nella speranza di ripianare i propri debiti di bilancio, molti Stati americani si sono barcamenati in iniziative finanziarie ad alto rischio che adesso li hanno portati ad un passo dal collasso finanziario.

Lo stato dell’Illinois, per esempio, attraverso mutui che reinvestiva in azioni, ogni anno sperava di ripianare le spese con gli interessi che sarebbero derivati da un eventuale guadagno.

Nel 2003 hanno preso in prestito 10 miliardi di dollari e usato i soldi per reinvestirli nei loro fondi pensione. Con l’arrivo della recessione, si sono abbassati i loro profitti sugli investimenti, ma non gli interessi sui prestiti. Il governo dell’Illinois si è quindi trovato costretto a vendere bond pensionistici per il valore complessivo di 3,5 miliardi di dollari, e sperare così di prendere in prestito 3,7 miliardi per i propri fondi pensionistici.

Questa mancanza di liquidità, che sta interessando anche stati come la California ed il New Jersey, ha portato i governi locali a tagliare i sussidi all’assistenza sociale ed alla sicurezza in un momento in cui c’è una maggiore richiesta di previdenza sociale da parte dei cittadini

Il timore condiviso da molti è che neanche una ripresa economica nel nuovo anno possa aiutare a diminuire il disavanzo, perché molti Stati e governi locali sono talmente indebitati che potrebbero venire schiacciati dal debito stesso.

Inoltre, una eventuale rinuncia ad investimenti negli Stati a rischio, come l’Illinois e la California appunto, potrebbe portare a quello che si sta verificando attualmente in Europa, dove gli Stati più deboli stanno portando fondo con loro gli altri Paesi.

“Mi sembra che sia arrivata l’ora di gridare al lupo”, ha detto il finanziere Felix Rothayn.

Fallimenti di Comuni non se ne sono avuti dalla Grande Depressione ma, se si tiene conto che alla fine di un qualsiasi ciclo di recessione le entrate fiscali non raggiungono mai il livello di entrate pre-crisi prima di uno o due anni, la luce in fondo al tunnel sembra ancora lontana.