Deserta l’asta dei bond: gli Stati Uniti a corto di credito

Pubblicato il 29 Marzo 2010 - 14:43 OLTRE 6 MESI FA

Le aste dei Treasure bond, ossia i titoli di Stato degli Stati Uniti sono andate quasi deserte. Il governo americano fatica a finanziarsi sul mercato, al quale ha chiesto 118 miliardi di dollari, dopo averlo inondato di denaro perché restasse in piedi. Gli Usa infatti ora hanno bisogno di soldi per ripianare i debiti fatti.

Tutto ciò accade mentre alle aste della Grecia si registra il tutto esaurito e si fa anzi la coda, con richieste che doppiano e triplicano l’offerta dei titoli: 5 miliardi in vendita, 16 miliardi degli investitori pronti sul tavolo.

La scommessa più cercata resta quella più rischiosa, quella che paga di più: comprare il debito Usa, a dire il vero, non paga granché in questo momento dato che il rendimento a 10 anni resta sotto il 4 per cento (quello dei titoli greci viaggia intorno a quota 6,25) e tutti i segnali dicono che salirà rapidamente: meglio quindi aspettare.

Salirà perché la riforma della sanità americana farà salire la spesa pubblica e il bisogno di denaro del Governo crescerà. Salirà perché fino ad ora è stata la Federal Reserve a garantire gli acquisti che hanno tenuto i rendimenti ai minimi storici (Bernanke ha comprato T bond per 1.700 miliardi di dollari), ma il programma sta per terminare. E salirà anche perché le ultime offerte sono state snobbate dal mercato: tocca offrire di più per piazzare le obbligazioni agli investitori.

«Si respira un’atmosfera negativa perché i tassi a lungo termine sono in aumento» ha spiegato l’amministratore delegato di Bnp Paribas Rick Klingman. La previsione è che si tornerà sopra il 4,50 per cento nel secondo trimestre, ovvero entro giugno anche perché in caso contrario nessuno comprerà più T bond, riassumono gli analisti. Gli Stati Uniti potranno finanziarsi solo pagando il debito più caro, e dal momendo che indebitarsi sarà indispensabile lo sarà anche pagare di più.

Altro aspetto della vicenda non è sfuggito al mercato: anche la Cina ha contribuito a mandare deserte le aste dell’ultima settimana. Il grande cliente questa volta non ha comperato, probabilmente in attesa dei rendimenti migliori ed anche a causa delle tensioni tra Pechino e Washington.