Auto. In Messico le fabbriche più produttive. Salari cinesi, operai qualificati

Pubblicato il 23 Novembre 2012 - 09:35 OLTRE 6 MESI FA
Automotive: un operaio messicano su una linea d’assemblaggio Nissan

ROMA – Automotive. Il Messico sta diventando una potenza industriale per la produzione di automobili. Solo 6 anni fa era in nona posizione, adesso che è quarto ha già messo nel mirino la Corea del Sud. I giapponesi, secondi solo alla Germania, sono ricorsi agli stabilimenti messicani per surrogare la produzione interna interrotta dallo tsunami. Il Wall Street Journal del 21 novembre dedica un dossier al miracolo messicano. Altro che siesta e tequila: gli operai messicani sono altamente specializzati. E guadagnano relativamente poco: un addetto alla linea di assemblaggio prende 40 dollari al giorno, che è parecchio a di sotto degli standard europei e americani e si avvicina un po’, per difetto, a quelli cinesi, tre dollari l’ora.

La vera ragione del boom sta soprattutto in un mercato che va verso una sempre maggiore produzione di automobili piccole. Su un Suv il costo del lavoro è una piccola porzione del costo totale. Con le piccole, fra l’altro incentivate dalle norme ambientali introdotte da Obama (auto che consumino poco), i margini di profitto si assottigliano. Lì il costo del lavoro fa la differenza. E quindi la competitività garantita dalle fabbriche messicane. Carlos Ghosn, ceo di Nissan, assicura che sono quelle che, come numero di ore, restano più aperte durante l’anno di tutti gli stabilimenti Nissan sparsi per il globo. “Puoi mandare avanti la fabbrica praticamente senza nessuna limitazione”, si entusiasma Ghosn. Attualmente un’auto su 10 negli Usa è prodotta in Messico. Sono 2,14 milioni i veicoli esportati in tutto il mondo.