Fai la pausa caffè? A tuo rischio e pericolo. La Cassazione: se ti fai male… niente indennizzo

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Novembre 2021 - 13:57 OLTRE 6 MESI FA
Fai la pausa caffè? A tuo rischio e pericolo. La Cassazione: se ti fai male... niente indennizzo

Fai la pausa caffè? A tuo rischio e pericolo. La Cassazione: se ti fai male… niente indennizzo (foto Ansa)

Se ti fai male durante la pausa caffè… niente indennizzo.  Niente indennizzo per malattia e niente riconoscimento di invalidità per i lavoratori che si fanno male mentre consumano il ‘rito’ della pausa caffè in orario di servizio. Anche se hanno il permesso del capo per andare al bar all’esterno dell’ufficio sguarnito di un punto ristoro. A stabilirlo è la Cassazione che ha accolto il ricorso dell’Inail contro indennizzo e invalidità del 10% in favore di una impiegata della Procura di Firenze che si era rotta il polso cadendo per strada mentre, autorizzata, era uscita per un caffè.

Per gli ermellini, la tazzina non è una esigenza impellente e legata al lavoro ma una libera scelta.

Insomma: fai la pausa caffè? A tuo rischio e pericolo.

La sentenza 

Non rientra nei caratteri dell’infortunio sul lavoro, dunque, una caduta durante la pausa caffe all’esterno dell’ufficio. Nessun diritto all’indennizzo. La sezione Lavoro della Cassazione ha dato, così torto a un’impiegata che nel luglio 2010, in servizio presso la procura della Repubblica di Firenze, si era infortunata a un polso cadendo, mentre tornava in ufficio da un vicino bar dove aveva preso il caffè con due colleghe.

Il ricordo dell’Inail e la decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso presentato dall’Inail e, decidendo nel merito, ha respinto le richieste della donna. Il tribunale e la Corte d’appello di Firenze, invece, avevano accolto il ricorso della lavoratrice, osservando che la pausa “era stata autorizzata dal datore di lavoro” e che “era assente il servizio bar all’interno dell’ufficio”.

L’Inail, dunque, si era rivolto alla Cassazione, sostenendo che non possono essere ravvisati “nell’esigenza, pur apprezzabile, di prendere un caffè” i caratteri del “necessario bisogno fisiologico che avrebbero consentito di mantenere la stretta connessione con l’attività lavorativa”.