Fiat esita su Pomigliano d’Arco, pugno duro e nocche sbucciate

Pubblicato il 2 Novembre 2012 - 17:42 OLTRE 6 MESI FA

TORINO – Fiat ha usato il pugno duro con gli operai della Fiom di Pomigliano d’Arco, ma si è ritrovata con le nocche sbucciate. Contro le decisioni dell’azienda guidata da Sergio Marchionne si sono pronunciati tutti i sindacati, quasi tutte le forze politiche, i ministri Fornero e Passera, quasi tutti i giornali.

E, con le nocche sbucciate, Fiat fatica a venire fuori dal pantano in cui si è cacciata. Tutto era partito da un comunicato, in cui la casa automobilistica torinese dichiarava:

“La Fiat metterà in mobilità nella fabbrica di Pomigliano 19 lavoratori per poter rispettare l’ordinanza della Corte d’Appello di Roma che obbliga ad assumere i 19 dipendenti di Fiat Group Automobiles iscritti alla Fiom che hanno presentato ricorso per presunta discriminazione”.

Dopo aver ricevuto un coro unanime di critiche, la Fiat ha parlato di commenti “non pertinenti e inesatti”. Originati da un ”errore tecnico”, da una ”bozza” partita per sbaglio. Si è creato così un piccolo giallo sul comunicato di Fabbrica Italia Pomigliano (FIP) arrivato in una prima versione e, dopo pochi minuti annullato e sostituito con una nota in cui scompaiono gli ultimi 2 capoversi.

In casa Fiat parlano, appunto, di ”una bozza diffusa per un errore tecnico” e prontamente ”annullata” e sostituita con quella buona. Ma cosa contenevano quelle ultime 8 righe che poi sono scomparse? Sostanzialmente un giudizio sul comportamento dei 19 iscritti alla Fiom che Fabbrica Italia Pomigliano sarà costretta ad assumere dopo l’ordinanza della Corte di Appello di Roma.

“È inoltre importante ricordare – era scritto infatti alla fine del primo comunicato poi annullato – le dure prese di posizione e le pesanti dichiarazioni con le quali i 19 ricorrenti hanno manifestato fin dall’inizio il loro giudizio negativo sull’operazione Nuova Panda. Stupisce e induce qualche dubbio il fatto che questi storici oppositori pretendano oggi il passaggio in FIP, utilizzando una sentenza che non tiene nella minima considerazione le conseguenze sull’iniziativa industriale di Pomigliano, per la quale sono stati investiti 800 milioni di euro e che oggi sta dando lavoro complessivamente a circa 3000 persone”.

Fiat ha dichiarato inoltre che il rientro al lavoro degli oltre 1.000 dipendenti attualmente in cassa integrazione di Fabbrica Italia Pomigliano, con passaggio alla newco, “è unicamente condizionato dalla domanda del mercato dell’auto italiano ed europeo, attualmente molto al di sotto delle previsioni”.

E che “per consentire ai soggetti preposti e alle organizzazioni sindacali di esaminarne le motivazioni, la procedura di mobilità ha un iter e dei tempi tecnici prestabiliti. Nessuna iniziativa può essere avviata prima della conclusione della procedura, ovvero come minimo 45 giorni dall’avvio, e cioè dal 31 ottobre scorso. I 19 ricorrenti sono titolari di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato con Fiat Group Automobiles, che non si è mai interrotto, e attualmente fruiscono come altri più di 1.000 dipendenti del comprensorio di trattamento di cassa integrazione, oggetto di specifico accordo sindacale firmato il 6 luglio 2011“.