Fiat: “Non si vende” e mette a riposo forzato 30mila lavoratori

Pubblicato il 26 Gennaio 2010 - 17:27| Aggiornato il 28 Gennaio 2010 OLTRE 6 MESI FA

La Fiat mette a riposo forzato per due settimane, l’ultima di febbraio e la prima di marzo, trentamila lavoratori. L’annuncio di maxi cassa integrazione ravviva ed esaspera le proteste già in corso a Termini Imerese e Pomigliano d’Arco. Qui decine di lavoratori hanno occupato la stanza del sindaco, in Sicilia i dipendenti Fiat hanno bloccato i Tir davanti ai cancelli della fabbrica per impedire l’arrivo dei pezzi di assemblare e fermare così la produzione. Ma soprattutto lo stop forzato e di massa al lavoro che coinvolge e riguarda anche Mirafiori, Melfi e Cassino, rischia di trasformarsi in una generale, preoccupata e preoccupante “vertenza Fiat”.

La casa automobilistica dice che non c’è nulla da fare: questione di matematica e con la matematica non si discute. Secondo la Fiat gli ordini di auto nuove si sono drasticamente fermati a gennaio, più di quanto non fossero fermi a gennaio 2009, “quando la crisi era già grave”. Quindi l’azienda “prevede che questo andamento negativo continui” e vuole “adeguare la produzione” ai livelli della domanda.

Trentamila dipendenti fermi per due settimane uniti a questa analisi ufficiale del mercato da parte della Fiat sono però più di una difficoltà momentanea. Non sono solo quote di salario che vanno via, è una sicurezza di posto di lavoro che si consuma, erode e sfarina. Fino a ieri c’era l’impegno della Fiat ad aumentare la produzione di auto in Italia anche se accompagnata dalla decisione di rinunciare allo stabilimento di Termini Imerese perchè lì produrre e poi avviare al mercato ogni auto costa mille euro in più di quanto si guadagni. Ora c’è scritto, nero su bianco, che la Fiat prevede per il 2010 un mercato italiano saturo. E’ una cassa integrazione d’inverno che fa sinistramente rima con disoccupazione in autunno.