Fisco: Iva, rimborsi alle imprese per 11 miliardi. Rinvio Tares?

Pubblicato il 30 Marzo 2013 - 10:50| Aggiornato il 30 Novembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, promette 11 miliardi di rimborsi Iva alle imprese. Befera scende in campo in vista della stangata estiva per imprese e famiglie, quando è previsto il debutto della famigerata Tares a luglio, subito dopo gli acconti Imu (che quest’anno non si pagherà con le aliquote standard ma con quelle, più alte, decise dai Comuni), Irpef e Ires e in contemporanea con l’eventuale aumento Iva dal 21 al 22%.

L’impegno del Fisco è per rispondere alla crisi di liquidità delle imprese, schiacciate tra credit crunch e tasse da pagare. Mentre la richiesta di uno slittamento al 2014 dell’entrata in vigore della nuova Tares (il tributo sui rifiuti che dovrà consentire ai Comuni di coprire integralmente i costi della raccolta e dello smaltimento) ormai arriva all’unisono dal mondo delle autonomie, della politica, dei consumatori e delle aziende.

Per questo Befera, in una lettera inviata ai direttori delle amministrazioni fiscali periferiche ha lanciato un appello affinché “ogni risorsa utile venga dedicata alla liquidazione dei rimborsi nei prossimi 4 mesi”. Incassando il plauso della Confindustria che continua a chiedere un tempestivo intervento per ridare liquidità e dunque una boccata di ossigeno alle imprese.

Il pagamento degli 11 miliardi nel 2013 di rimborsi Iva se sommato all’accelerazione dei pagamenti della P.a. potrebbe portare a un’iniezione di denaro fino a circa 50 miliardi nel 2013 spingendo sulle possibilità di ripresa del paese. Anche perché la domanda interna stenta e fatturato e ordinativi all’industria continuano a calare.

Ma, osserva Enrico Marro, sul Corriere della Sera:

In un Paese dove troppo spesso il contribuente è ancora considerato un suddito, siamo costretti a salutare come una positiva novità quella che dovrebbe essere una ovvietà, anzi un dovere dello Stato: l’impegno a una rapida liquidazione dei rimborsi Iva, per un importo pari a 11 miliardi, annunciato ieri dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera. E siccome siamo anche in un Paese che ci ha abituato a diffidare delle promesse che vengono dall’alto, aspettiamo di verificare che questi rimborsi arrivino effettivamente nelle tasche dei contribuenti e non facciano invece la fine dei crediti vantati dalle aziende fornitrici della pubblica amministrazione, ancora incagliati nonostante gli annunci e un provvedimento di legge del governo che avrebbe dovuto semplificare le procedure e sbloccare gli arretrati. Su questa partita il governo promette ora di mettere a disposizione 40 miliardi in due anni, ma il decreto necessario sarà varato la prossima settimana? Oppure l’esecutivo Monti cederà alla tentazione di lasciare la patata bollente al prossimo governo, magari trincerandosi dietro i vincoli della «ordinaria amministrazione» imposta a un esecutivo dimissionario?

I rimborsi Iva – spiega la nota diramata dall’Agenzia delle Entrate – rappresentano un passaggio tale ”da consentire alle imprese di non dover sopportare un aggravio degli oneri finanziari derivanti dall’anticipazione di pagamenti di natura tributaria”. Quindi serve ”massima celerità” procedendo ”immediatamente alla lavorazione dei rimborsi richiesti e non ancora controllati”.

L’intervento ”va nella giusta direzione – dice Andrea Bolla, presidente del comitato tecnico per il Fisco di Confindustria – E’ uno sforzo necessario per restituire alle imprese quanto hanno anticipato e dare ossigeno al sistema produttivo in momento di grave tensione finanziaria”. Poi spiega: ”Dalla metà del 2012 il trend dei rimborsi è migliorato: si è passati da 5,8 miliardi di euro del 2011 a 6,9 del 2012 e sono positive anche le erogazioni dei primi mesi del 2013. Nonostante questi sforzi il problema dei rimborsi resta prioritario, perché i ritardi nei pagamenti e l’entità delle somme ancora dovute mette al rischio la liquidità e la stessa sopravvivenza delle imprese”.

E a proposito di sopravvivenza il percorso del decreto per i pagamenti della P.a. è ormai incardinato: il testo dovrebbe arrivare mercoledì prossimo in Parlamento. Ma non è ancora noto quali commissioni lo esamineranno. L’idea della maggioranza è di sfruttare il canale privilegiato della ‘Commissione speciale‘. Ma il M5S chiede che l’esame si svolga nelle commissioni permanenti. Dunque forse alla Bilancio. Molti i paletti, alcuni difficili da tradurre in norma. Come il fatto, annunciato dal ministro dell’Economia Vittorio Grilli, di pagare prima le aziende e poi le banche. Principio che si scontra con l’ipotesi che le banche abbiano già rilevato il credito da un’azienda.