Imu: per imprese e negozi aumenti fino al 240%. I capannoni industriali il 155%

Pubblicato il 8 Giugno 2012 - 09:48 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – I più colpiti dall’introduzione dell’Imu sono imprese e negozi le cui sedi e uffici non otterranno nessun correttivo o risparmio da parte dei Comuni. Pagheranno, nei casi peggiori, fino a tre volte e mezza in più rispetto alla vecchia imposizione Ici del 2011, il 240% di maggiorazione. Va un po’ meglio, ma di poco, ai proprietari di capannoni industriali i quali, laddove pagavano 100, pagheranno 255, un rincaro del 155%. Il vistoso aumento era emerso già a una prima lettura del decreto salva-Italia, ma né dal Governo, attraverso il decreto sulle semplificazioni fiscali, né dalle amministrazioni comunali in sede di rimodulazione delle aliquote, è arrivato alcun provvedimento in materia. I più tartassati sono sicuramente coloro che versano il contributo nella città di Milano: scontano le basse aliquote Ici e la maggiorazione intervenuta. Ma se i Comuni non fanno sconti sull’aliquota del 10,6 per mille, è dalle rivalutazioni che arrivano le sorprese meno liete.

Da tenere d’occhio, per valutare gli aumenti, è la normativa nazionale: i nuovi moltiplicatori applicati alla rendita catastale gonfiano di un quinto, del 20%,  la base imponibile di centri commerciali e capannoni, del 60% quella degli uffici e del 62% quella dei negozi. Il resto arriva dalle nuove aliquote nazionali e, naturalmente, dalle “aggiunte” comunali. Al secondo posto nella graduatoria dei rincari arrivano Cagliari e Torino, città in cui i problemi di bilancio hanno spinto al rialzo anche le aliquote sull’abitazione principale, mantenuta invece al 4 per mille a Milano. Numeri e percentuali, in ogni caso, vanno rapportati ai valori catastali diversi tra città e città. Così scopriamo che lo stesso negozio che a Milano, per esempio, paga 722 euro, ne pagherebbe, a parità di classe catastale media e di zona comparabile, a Bologna e Firenze il doppio, a Roma addirittura il triplo. E’ un problema, questo della non omogeneità del tributo che dovrà essere affrontato con la delega fiscale. Si tratta di una revisione dei valori catastali, in vista di una loro rivalutazione organica che superi le sperequazioni più clamorose, di non facile e immediata esecuzione.