Imu. Abolirla? Restituirla? Con la riforma del catasto rischio stangata

Pubblicato il 5 Febbraio 2013 - 19:29| Aggiornato il 1 Giugno 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – C’è chi promette di abolirla, chi la vuole addirittura “restituire in contanti” e chi, invece, si accontenta di ridistribuirla in modo da far pagare meno i ceti medio bassi. E’ l’Imu ai tempi della campagna elettorale. Imu che però potrebbe nascondere una sorpresa amara per gli italiani una volta che le promesse elettorali si saranno trasformate in voti e governi.

Perché come cambierà l’imposta sulla casa appartiene al dominio dell’incerto mentre è praticamente certo che il nuovo governo, indipendentemente da quale sarà il colore politico, metterà mano alla riforma del catasto. Con risultati che rischiano di scontentare quasi tutti. Il perché e il cosa potrebbe cambiare per i nostri conti lo spiega sul Corriere della Sera Gino Pagliuca in un articolo che ipotizza rincari dell’Imu fino al triplo di oggi per alcuni proprietari di case nei centri storici di città come Roma e Napoli.

Da dove nasce il conto? E’ presto detto. Ad oggi l’Imu si basa  sulle rendite catastali e su un sistema fondamentalmente ingiusto che non tiene conto dei valori reali di mercato delle abitazioni. Così succede che case dal valore di mercato molto diverso richiedano una Imu più o meno simile.

Scrive Pagliuca: “Cento metri quadrati di una casa anni Cinquanta in pieno centro a Milano; altrettanti per una casa degli anni Novanta in periferia. Sul mercato la prima si può vendere oggi tra i 550 e i 600 mila euro, la seconda tra 280 e 320mila. Per il Fisco però entrambe le case hanno una rendita catastale di mille euro e pagano la stessa Imu e le stessa imposta di registro in caso di acquisto. E’ solo un esempio dell’assurdità del sistema attuale di imposizione immobiliare, una metodologia cervellotica che parte dall’attribuzione di una rendita presunta (il canone che si potrebbe ricavare locando l’immobile); su questa base poi mediante il ricorso a coefficienti diversi a seconda del tributo si determina l’imponibile: per le abitazioni la rendita si moltiplica per 160 ai fini dell’Imu, per 110 se bisogna acquistare una prima casa, per 120 se non è prima casa”.

Il problema è che ad oggi le rendite catastali sono calcolate su valori di mercato degli anni ’80 e da allora quasi nulla è cambiato. “Dettaglio” che non è sfuggito alla Agenzia delle Entrate che al tema ha dedicato uno studio apposito: “Gli immobili in Italia”.  Studio secondo cui a Milano, in media,  il valore reale delle case è  poco meno del doppio dell’imponibile Imu. Va anche peggio a Napoli dove il rapporto è più di 3 a 1. Tradotto, in caso di riforma del catasto, alcuni napoletani rischierebbero di pagare un’Imu tripla.

In caso di riforma, anche in caso di “parità di gettito”, ci sarà comunque chi pagherà di più e chi pagherà di meno. Spiega ancora il Corriere:

Tutti quelli che l’hanno annunciata nel passato si sono affrettati anche a far passare il messaggio che i cambiamenti non porteranno a incrementi di tasse parlando di invarianza di gettito, ma in realtà questo, ammesso che si possa davvero ottenere, non significa affatto che si pagherà quanto prima. Ci sarà chi paga di più di oggi e chi meno. Per restare all’esempio di apertura e ipotizzando che sia l’appartamento in centro sia quello in periferia siano abitazioni principali, nel 2012 hanno pagato ognuno 472 euro. Siccome la casa in centro vale grosso modo il doppio di quella periferica l’invarianza di gettito si otterrebbe facendo pagare 628,33 euro alla prima e 314,66 euro alla seconda. Su due case l’operazione è semplice, ridistribuire correttamente il carico tributario tra 60 milioni di immobili è però impossibile.