“Divario salari-prezzi record dal ’95. Retribuzioni a minimi da 12 anni”

Pubblicato il 26 Gennaio 2012 - 11:19 OLTRE 6 MESI FA

ROMA- Le retribuzioni contrattuali orarie a dicembre restano ferme su novembre mentre aumentano dell’1,4% su base annua. Lo rileva l’Istat, aggiungendo che il valore tendenziale e’ il piu’ basso dal marzo del 1999. Le retribuzioni contrattuali orarie nella media del 2011 aumentano dell’1,8% rispetto all’anno precedente. Lo rileva l’Istat, aggiungendo che si tratta della crescita media annua piu’ bassa dal 1999. A dicembre la forbice tra l’aumento delle retribuzioni contrattuali orarie (+1,4%) e il livello d’inflazione (+3,3%), su base annua, ha toccato una differenza pari a 1,9 punti percentuali. Si tratta del divario piu’ alto dall’agosto del 1995. Lo rileva l’Istat.

Quanto al 2011, fa sapere sempre l’Istat, la forbice tra l’aumento delle retribuzioni contrattuali orarie (+1,8%) e il livello d’inflazione (+2,8%) raggiunge un divario pari a 1 punto percentuale, anche in questo caso si tratta dello scarto piu’ forte dal 1995.

Con riferimento ai principali macrosettori, a dicembre le retribuzioni orarie contrattuali registrano un aumento annuo del 2,0% per i dipendenti del privato e una variazione nulla, ovvero restano ferme, per quelli della pubblica amministrazione. Nel dettaglio, i comparti che a dicembre presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono: ‘gomma, plastica e lavorazioni minerali non metalliferi’ e ‘attivita’ dei vigili del fuoco’ (per entrambi +3,1%). Rispetto al 2010, quando la crescita delle retribuzioni contrattuali orarie si era attestata al 2,2%, la frenata registrata nel 2011 e’, quindi, forte.

Guardando ai diversi settori, aumenti significativamente superiori alla media si registrano per i comparti ‘militari-difesa’ (3,3%), ‘forze dell’ordine’ (3,1%), ‘gomma, plastica e lavorazioni minerali non metalliferi’ (3,0%). Mentre le variazioni piu’ contenute interessano ‘ministeri’ e ‘scuola’ (per entrambi l’aumento e’ dello 0,2%), ‘regioni e autonomie locali’ e ‘servizio sanitario nazionale’ (0,3% in ambedue i casi).