La pensione agli attori? La pagheranno gli alberghi perché..

di Mario Tafuri
Pubblicato il 6 Ottobre 2015 - 07:40 OLTRE 6 MESI FA
La pensione agli attori? La pagheranno gli alberghi perché..

Angelo Berlangieri (Albergatori di Savona): A quando la tassa per la pensione ai calciatori?

ROMA- Una nuova tassa ingiusta per garantire la pensione agli attori verrà a gravare sugli italiani o meglio una parte di loro, esattamente 33 mila. Tanti sono gli albergatori regolari in Italia che sono stati chiamati dal Governo Renzi a contribuire alla pensione degli attori che evidentemente nel corso della loro carriera non sono stati capaci di versare contributi a sufficienza per una pensione adeguata, hanno chiesto allo Stato dove qualcuno, al ministero delle tasse, ha avuto una geniale idea:

Gli alberghi hanno apparecchi tv che aumentano il conforto per gli ospiti.

La tv trasmette film, fiction, soap operas e quant’altro realizzare, per definizione, con il determinante contributo degli attori e attrici (non solo italiani a dire il vero, vedrai che ora la Guild di Hollywood rivendicherà).

Giusto quindi che gli albergatori contribuiscano alla loro pensione.

Così sembra correre il sillogismo. Non male per uno Stato sempre più corporativo. La tassa in se non è di quelle che uccidono, da 32 a 181 euro anno. Ma il principio fa paura. In base alla logica della nuova tassa Imaie, domani potranno estenderla a tutti quelli che dispongono di una tv.

Si tratta, ha scritto il Secolo XIX, di

“un balzello imposto qualche mese fa dal governo, per contribuire a finanziare «l’Istituto mutualistico Artisti Interpreti o Esecutori è la collecting che gestisce i diritti connessi degli artisti interpreti o esecutori, amministrando e ripartendo il cosiddetto “equo compenso” dovuto ai suoi rappresentati per la pubblica diffusione, comunicazione, trasmissione e riutilizzazione delle registrazioni fonografiche da essi eseguite e delle opere cinematografiche o assimilate da essi interpretate»”.

Così la Imaie, nata come un incrocio fra una mutua e la Siae, si è trasformata in un altro mostro italiano. Come racconta Wikipedia”‘ la Imaie nacque

“nel 1977 per iniziativa dei tre sindacati di settore della CGIL, CISL e UIL come libera associazione tra gli artisti interpreti e musicisti per proteggere la loro prestazione professionale e far valere il diritto all’equo compenso connesso alla riutilizzazione o alla riproduzione delle opere interpretate o eseguite in base a quanto previsto dalla legge sul diritto d’autore n.633 del 1941 e dalle leggi successive. Dal 23 dicembre 1994 è persona giuridica[…]

È stato dichiarato estinto dal Prefetto di Roma il 30 aprile 2009.

Rinata non senza polemiche nell’aprile 2010 come Nuovo IMAIE per decreto legge recante “disposizioni urgenti in materia di spettacolo e attività culturali”, nel 2012 è stato nuovamente contestato dall’associazione Artisti 7607.

Dal 21 dicembre 2012 il mercato dell’intermediazione dei diritti connessi al diritto d’autore è stato liberalizzato con la conseguenza che ogni artista può scegliere liberamente da quale società o associazione farsi rappresentare per la gestione dei diritti che la legge gli riconosce a fronte delle utilizzazioni delle opere alle quali ha preso parte”.

Dopo questa tassa Imaie per gli artisti, nota Angelo Berlangieri, presidente dell’Unione albergatori della provincia di Savona, ex assessore regionale al Turismo in Liguria per il Pd,

“manca solo che ci facciano pagare la pensione ai calciatori poi le abbiamo viste tutte. Del resto molti dei nostri clienti in televisione guardano le partite di calcio”.

Gli albergatori italiani, infatti, tra qualche giorno dovranno pagare l’equo compenso Imaie, in pratica

Per Angelo Berlangieri,

“la pretesa è intollerabile non tanto da un punto di vista dell’onere economico, tutto sommato modesto, ma per una serie di questioni di principio fondamentali: gli albergatori già pagano alle reti televisive canoni e abbonamenti maggiorati, proprio in quanto pubblici esercizi, e le stesse reti a loro volta pagano diritti agli autori, ai produttori e agli interpreti/esecutori dei programmi – compresi film e simili – che trasmettono. Dunque, perché gli albergatori dovrebbero pagare di nuovo gli stessi diritti già pagati dalle reti? Gli albergatori ad oggi, già pagano per i televisori posseduti i diritti d’autore e i diritti ai produttori di fonogrammi. Perché aggiungere un altro onere e adempimento?”

Ancora Angelo Berlangieri:

“Il fondamento del diritto, ovvero che la trasmissione di film e simili attraverso i televisori sia un fatto economicamente rilevante oltre che assurdo rasenta il ridicolo. Qualcuno può pensare che un turista scelga di soggiornare in un albergo perché così ha la possibilità di vedere un determinato film? La presenza della televisione in camera è motivazione di viaggio o soggiorno? Il turismo è un’economia che genera circa il 10% del Pil nazionale e va trattata in modo serio. Le tv in camera sono uno dei tanti servizi di ospitalità alberghiera, non certo un fattore di competitività o di ritorno economico diretto o indiretto”.

I quasi 33 mila alberghi regolari operanti in Italia, secondo le stelle e il numero di camere, pagherebbero tra i 32 e i 181 euro annui di contributo Imaie. Relativamente poco se si pensa che il canone Rai, per gli alberghi, supera i mille euro all’anno e una cifra simile va a chi si abbona a Sky.