L’era della genomica tarda ad arrivare. Storia di una compagnia che non funziona

Pubblicato il 24 Marzo 2010 - 09:15 OLTRE 6 MESI FA

Sono nate come compagnie d’avanguardia, con lo scopo di rispondere a uno dei più sensati e folli sogni dell’uomo, la capacità di conoscere e prevenire le malattie. Quando sono comparse sulla scena, circa tre anni, gli immensi progressi apportati dalla biologia e dalla medicina nel campo della genetica sembravano giustificare un ottimismo senza limiti. Su questo sfondo sono state inventate tre società molto innovative: 23andMe, Navigenics, DecodeGenetics.

Oggi, dopo solo qualche mese di attività queste, si ritrovano, per così dire, in braghe di tela. Pochi clienti e un mercato che non sembra espandersi a fronte di costi di gestione e di ricerca (un capitolo spesa essenziale per questo tipo di società) molto elevati.

Eppure tutto era nato nello sfarzo della pre-crisi e al suono delle sirene della tecnofilia. 23andMe, per raccontare solo la storia della più importante delle tre società, è stata fondata nel 2007 con una precisa missione: adoperare il Web per offrire ai clienti servizi genomici personalizzati, in sostanza fare uno scanning del DNA, promettendo di rivelare poi i rischi relativi alla contrazione di decine di malattie.

La compagnia abbina, o almeno abbinava, al progetto futuristico la concretezza di una realtà finanziaria tra le più rosee. La sua cofondatrice Anne Wojcicki ha, infatti, la fortuna di essere la moglie di uno dei fondatori di Google, Sergey Brin, oggi miliardario. Inoltre, la società ha ricevuto una certa attenzione dai media grazie anche agli originali, e un poco snob, « spit party » (feste dello sputo). Chi ha partecipato a tali ritrovi ha potuto intravedere celebrità come Rupert Murdoch, Harvey Weinsten e Ivanka Trump (la figlia di Ivana, ex moglie del magnate Donald e protagonista di indimenticabili apparizioni nell’Isola dei Famosi) rilasciare campioni di saliva.

Al giorno d’oggi, dopo inizi così promettenti, il futuro sembra più nero. Negli ultimi mesi, tutte le compagnie hanno portato avanti delle drastiche riduzioni di personale. Si fatica a intercettare clienti. Dopo due anni e mezzo dall’inizio del loro servizio, 23andMe conta «solo» 35.000 utilizzatori quando almeno un quarto di questi ha avuto accesso al servizio grazie ad un’offerta speciale che li ha fatti pagare 25 dollari invece di somme ben più elevate. In effetti, uno dei più seri problemi della società è la poca economicità dei servizi, che si aggirano tra i 300 e i 2000 dollari. Il fatto, inoltre, che 23andMe sia nato e cresciuto durante la più grave crisi economica degli ultimi cinquanta anni non ha migliorato la situazione.

Esistono, poi, problemi di carattere scientifico. Sebbene la genomica sia una scienza in espansione e che goda di un grande credito, la sua capacità di prevedibilità è fortemente messa in discussione da molti specialisti. Le variazioni genetiche possono infatti spiegare solo una parte molto piccola del rischio di contrarre malattie. Una grande parte riguarda elementi genetici ancora sconosciuti e fattori ambientali come stili di vita, dieta, ecc.

I tempi sono dunque duri e non si sa quando la tempesta finirà. Ma forse è normale per delle compagnie all’avanguardia come 23andMe scontare il prezzo della novità e la prematurità della scienza su cui si appoggiano. Il futuro, in fondo, va nella loro direzione. I costi relativi alla letture del Dna continuano a sprofondare mentre gli scienziati comprendono sempre meglio i legami tra i geni e i trattamenti medici. In un giorno non lontano, un servizio come quello offerto da 23andMe sarà probabilmente la routine di una qualsiasi visita medica.