Marchionne: “L’accordo di Pomigliano non azzera nessun diritto costituzionale”

Pubblicato il 2 Ottobre 2010 - 13:21 OLTRE 6 MESI FA

“L’accordo di Pomigliano non sta azzerando nessun diritto costituzionale, lo posso garantire”. Lo conferma l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, commentando l’intervista a Pietro Ichino su Repubblica. “La Fiat – prosegue Marchionne, a margine di un convegno della Federazione dei Cavalieri del Lavoro, a Firenze – non ha mai tirato in ballo la Costituzione”. Marchionne sottolinea inoltre che si sta “cercando un punto di convergenza tra noi e alcune persone che non vogliono capire come sta andando il mondo”.

L’ad di Fiat condanna poi con fermezza ”gli episodi di violenza che si sono verificati in questi giorni. Dobbiamo prendere le distanze, tutti quanti, da una cultura disastrosa che alza la tensione sociale e nega il dialogo”.

”Questa – insiste Marchionne – è una cultura che non ci appartiene e che serve solo a distruggere ciò che di buono stiamo tentando di costruire”. Al contrario, secondo l’ad del Lingotto, ”oggi c’é bisogno di una convergenza forte, la più ampia possibile, che veda insieme tutte le forze positive di cui l’Italia dispone. C’é bisogno di condividere gli impegni, le responsabilità e i sacrifici, in vista di un obiettivo che vada al di là della piccola visione personale”.  Dunque, conclude Marchionne ”questo è il momento di accettare il cambiamento come la possibilità per creare una base di ripartenza sana, come un’occasione per iniziare a costruire insieme il Paese che vogliamo lasciare in eredità alle prossime generazioni”.

Le richieste avanzate dalla Fiat, ha proseguito Marchionne parlando alla platea dei Cavalieri del lavoro, ”non sono state certo pensate per penalizzare i lavoratori, ma servono solo per far funzionare meglio la fabbrica, rendendola più competitiva. Questa è anche la ragione per cui la maggior parte dei sindacati lo ha sottoscritto e la maggioranza dei lavoratori lo ha approvato”. Ricordando i punti principali dell’intesa (i 18 turni, la semplificazione della busta paga, la questione delle malattie), Marchionne ha osservato che ”in fondo, l’unica cosa che stiamo chiedendo è la garanzia di poter lavorare” e ha ribadito che si tratta di ”un buon accordo”: ”Lo è perché ci permette di riportare in vita uno stabilimento che l’anno scorso ha raggiunto a malapena le 36mila vetture prodotte. Nel giro di qualche anno, sfruttando la ripresa del mercato, potremmo arrivare ben oltre la soglia delle 250mila auto”.

E anche ”perché ci permette di offrire alle nostre persone un futuro più stabile e un salario migliore, che potrà crescere, con il pieno utilizzo dei 18 turni, fino a 3mila euro in più l’anno”. Ma soprattutto è ”un buon accordo perché è un esempio di quali risultati si possono raggiungere sulla via del dialogo e della condivisione di un grande progetto”.

Marchionne riconosce che in tutti questi mesi ”non sono mancate le critiche e le accuse”, ma aggiunge che ”non possiamo pretendere di avere un consenso unanime”, anche perché ”i plebisciti si verificano di rado in democrazia e spesso sono sospetti”. Tuttavia, ha concluso, ”quello che chiediamo è il rispetto delle regole ed è il rispetto della volontà della maggioranza. Questa non è solo una buona regola di convivenza civile, è l’essenza stessa della democrazia”.