Monte dei Pegni, italiani impoveriti in fila: servono contanti subito per arrivare a fine mese

di Alberto Francavilla
Pubblicato il 9 Maggio 2020 - 08:10 OLTRE 6 MESI FA
Italia in coda al Monte dei Pegni, oro e gioielli per pagare tasse e bollette, come ci hanno ridotto da Monti a Conte

Italia in coda al Monte dei Pegni, oro e gioielli per pagare tasse e bollette, come ci hanno ridotto da Monti a Conte (Foto d’archivio Ansa)

ROMA – L’Italia si affida al Monte dei Pegni. Troppe spese e pochi soldi in tasca o sul conto.

Sempre più persone, durante questo periodo di crisi dovuta al Coronavirus (e al conseguente l0ckdown che ha frenato molte attività) sono in cerca di liquidità immediata.

Soldi contanti per arrivare a fine mese, o per portare avanti le piccole aziende da riavviare o appena riavviate.

Le cause? I prestiti bancari arrivano ma a rilento a causa di un meccanismo piuttosto complicato.

Poi ci sono i bonus, ma gli aiuti erogati dall’Inps non bastano, visto che i ricavi sono diminuiti drasticamente o completamente svaniti.

Per questo, alla ripartenza della Fase2 molti italiani si sono messi in fila al Monte dei Pegni portando oro o gioielli e ricevendo immediatamente e senza presentare documenti, della liquidità per arrivare a fine mese ma anche per riavviare la propria piccola azienda, negozio o professione.

I dati forniti da Affide, il leader italiano del comparto (controllato dal gruppo austriaco Dorotheum) certificano un’impennata del 30% delle nuove operazioni rispetto al periodo prima del lockdown.

Come spiega all’Ansa il condirettore Rainer Steger “ci sono situazioni di indubbia difficoltà di chi è in attesa magari dei sussidi” e “chiede piccole somme, anche di 50 euro”.

“Ma ci sono anche piccoli imprenditori, magari un barista che vuole acquistare il plexiglas di protezione nel proprio bar e dopo due mesi senza ricavi non ha il contante.

Noi eroghiamo subito, a vista, senza chiedere documenti, tranne i controlli antiriciclaggio mentre le banche ora fanno fatica a erogare in tempi rapidi. E in caso di mancato pagamento il soggetto non è segnalato in Centrale Rischi”.

“Va ricordato – sottolinea infine Steger – che di solito chi è in forte difficoltà vende l’oggetto da cui ricava sicuramente una somma più alta, piuttosto che darlo in pegno”.

Il 95% dei beni dati in pegno viene riscattato, mentre il 5% finisce all’asta.

Il credito su stima permette di ricevere un finanziamento offrendo come unica garanzia un prezioso o un gioiello, che resta di proprietà di chi lo impegna e che viene solo custodito dalla società di credito su stima.

Al termine del periodo concordato, il proprietario del bene può scegliere se riscattare il suo bene, prolungare il finanziamento o mandare il bene all’asta. (Fonte Ansa)