Mps, ipotesi via da Siena. La Fondazione (e la politica) ridimensionate

Pubblicato il 8 Febbraio 2013 - 10:00| Aggiornato il 9 Giugno 2022 OLTRE 6 MESI FA

SIENA – Il Monte dei Paschi di Siena via da Siena. Non solo un trasloco, ma un cambio radicale in uno dei “pilastri” della banca più antica d’Italia, che si potrebbe accompagnare ad un drastico ridimensionamento del ruolo e del peso della Fondazione che detiene la maggioranza delle azioni della banca. Il dopo scandalo Mps punta, di fatto, ad un minore radicamento sul territorio, compresa la politica che quel territorio governa. 

Il Corriere della Sera nota che nella bozza del nuovo statuto dell’ente manca un paragrafo in cui si elencava, tra gli obiettivi di Mps, “il mantenimento nella città di Siena della sede della direzione generale della Banca”. Non si tratta di una questione di forma. Significa che l’ipotesi di una fusione con un altro istituto è più vicina.

E non finisce qui. Tra le novità ci potrebbe essere anche l’addio alla quota del 20% della Fondazione Mps, soglia minima per esercitare il controllo sulla banca. Perché la Fondazione non è solo “la Fondazione”, ma è anche la politica che arriva a Rocca Salimbeni. Otto dei 17 membri della Fondazione sono nominati dal Comune, cinque dalla Provincia e uno dalla Regione.

Il ministero del Tesoro ha già spiegato al presidente uscente, Gabriello Mancini, che i membri della deputazione (cioè il consiglio di amministrazione della Fondazione) non potranno essere più nominati secondo i vecchi criteri. La bozza del nuovo statuto prevede che il numero dei membri nominati dagli enti locali passi da 14 a otto. Gli altri sei membri dovrebbero essere scelti dalle associazioni e dalle camere di commercio.

Ciliegina sulla torta: nel nuovo statuto è scritto, nero su bianco, che c’è “la necessità di procedere ad ulteriori dismissioni” per evitare le casse vuote entro la seconda metà del 2013. Dal momento che Mps ormai ha poco da vendere non resterebbe che cedere le quote. E la Fondazione finirebbe sotto la soglia del 20%. Addio Siena, ma soprattutto addio al legame così stretto e palese con la politica locale.