Parmalat, governo in campo per la cordata italiana

Pubblicato il 24 Marzo 2011 - 11:24 OLTRE 6 MESI FA

MILANO- Il Governo scende in campo sul dossier Parmalat-Lactalis e con una mossa a sorpresa concede al gruppo di Collecchio la possibilità di spostare l’assemblea a fine giugno (anziché aprile), dando così più tempo al formarsi di una potenziale cordata italiana, che vede in prima linea la famiglia Ferrero e Intesa SanPaolo. E in Borsa il titolo torna a crescere (+1,05% a 2,21 euro), lasciando pensare che il mercato crede ancora in una soluzione ‘Made in Italy’. Mentre i francesi ufficializzano l’acquisto dai Fondi – spiegando che tra azioni detenute (il 13,97%) e partecipazione potenziale (15%), custodiscono nel complesso il 28,97% del gruppo – la palla passa nuovamente a Parma, dove al momento le bocche restano cucite.

Per ora non è dato sapere se il Cda del gruppo guidato da Enrico Bondi sfrutterà il decreto legge approvato in mattinata dal Consiglio dei ministri. Anche se alcuni osservatori ritengono difficile una mossa che vada contro l’indirizzo politico manifestato dall’esecutivo. Intervendo al question time il ministro allo Sviluppo economico, Paolo Romani, ha infatti avuto modo di spiegare che Parmalat è ”un’azienda strategica, una delle poche grandi multinazionali alimentari italiane”.

”Per questo motivo si sono svolti incontri con gli operatori del settore – ha aggiunto – anche al fine di stimolare la creazione di una cordata che veda protagonisti finanza e imprenditori italiani, con l’obiettivo di far nascere un polo alimentare nazionale in grado di competere sul mercato globale”. Parole queste che trovano anche la sponda di Confindustria. L’associazione critica la scelta di ”interventi mirati” da parte del governo ma ”auspica che nell’ambito delle corrette regole di mercato possa svilupparsi un polo di riferimento dell’industria alimentare italiana”.

In campo, così come avvenuto qualche anno fa per Alitalia, ci sono i vertici di Intesa SanPaolo, rappresentati da Corrado Passera e Gaetano Miccichè. I due banchieri stanno sondando il terreno con la famiglia Ferrero, che proprio in questi giorni ha confermato a più riprese l’interesse per il gruppo emiliano dopo che è sfumato il tentativo d’approccio con i francesi. Lactalis ha giocato d’anticipo e dopo aver rastrellato azioni sul mercato ha rilevato con un blitz una quota del 15 per cento circa in mano ai 3 fondi esteri, che erano disposti anche a vendere a imprenditori italiani.

D’altro canto UniCredit si è detta estranea alla partita. ”La situazione è semplice: non siamo coinvolti in nessun piano strategico per Parmalat”, ha osservato l’ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, a Londra per la presentazione dei conti. Indiscrezioni indicavano Piazza Cordusio tra le banche interessate insieme a Bnp Paribas. L’Antitrust ha intanto chiesto informazioni a Lactalis e a Parmalat. ”Ora vediamo cosa ci rispondono – ha detto il presidente dell’Autorithy Antonio Catricalà -. Ci devono rispondere subito. Poi dovranno fare un’istanza di autorizzazione che può essere presentata anche all’Ue, che è competente”. L’Autorità italiana guarderà però le carte e se ci saranno problemi concorrenziali sul nostro mercato, richiederà il rinvio dalla Ue, ha spiegato Catricalà.