Lactalis chiude 3 stabilimenti. Mani sul tesoretto Parmalat per coprire i debiti

Pubblicato il 5 Luglio 2012 - 12:05 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Lactalis ha annunciato il taglio di tre piccoli stabilimenti in Italia con i 60 milioni di euro risparmiati che verranno distribuiti sui nove siti produttivi rimasti. Chiuderanno le fabbriche a Genova (63 esuberi), Como (9 dipendenti) e Cilavegna (Pavia, venti addetti). Sarebbe questo il famoso piano di investimenti su Parmalat, il rilancio del gruppo per farlo diventare il polo europeo del latte complementare a Lactalis? No, non lo è. Come volevasi dimostrare, si potrebbe dire. “Le bugie e il fumo negli occhi alla francese” titola un commento sul Sole 24 Ore. I Besnier, la famiglia a capo della multinazionale, sono venuti allo scoperto, giocando con la finanza usando il veicolo Parmalat per operazioni di maquillage che tutto sono tranne un serio piano industriale.

Che, però, faceva parte del patto al momento del lancio dell’Opa. L’obiettivo era un altro: mettere le mani almeno su due terzi del “tesoretto” Parmalat, quasi un miliardo di euro che invece di servire a investimenti e creazione di posti di lavoro in Italia servirà invece a circoscrivere l’enorme indebitamento della controllante. D’altra parte, al momento dell’Opa, quando tutti si mostrarono d’accordo, nessuno si prese la briga di andarsi a leggere uno straccio di prospetto sulla situazione debitoria di Lactalis, peraltro non tenuta per legge a renderlo pubblico.

Anche le letture politiche più spericolate a questo punto acquistano tutt’altra dignità interpretativa: come uno scambio Berlusconi-Sarkozy per permettere ai francesi il nulla osta politico sull’operazione e all’ex primo ministro italiano di incassare il via libera a Mario Draghi quale presidente della Bce e liberarsi del più pericoloso concorente alla poltrona di Palazzo Chigi. Fuori dai denti, il Sole 24 Ore, solitamente moderato, si è spinto a citare Sergio Cragnotti e il suo avventurismo finanziario, per descrivere l’ambiguità di fondo delle strategie di Lactalis.

Senza dolo, senza reati riscontrabili, ma con la certezza che certi travestimenti contabili non appartengono a una seria logica industriale, come definire se non “gioco delle tre carte” l’acquisizione da parte di Parmalat di Lactalis America annunciata in queste ore? Prima c’era stato il cash pooling, il trasferimento cioè della cassa Parmalat in Francia: si trattava di trasferire ad un unico soggetto giuridico la gestione delle risorse per ottimizzarne il profilo contabile, ma non si poteva non rilevarne la vera ragione e cioè l’appropriazione del famoso tesoretto. Il quale, grazie a Bondi, in realtà era vincolato, per cui metà del miliardo e mezzo recuperato dalle banche poteva essere utilizzata solo in vista di investimenti in Italia. Anche l’acquisizione di Lactalis America ha la stessa funzione: la società sana e liquida, Parmalat, rileva quella indebitata Lactalis Usa e la casa madre mette direttamente le mani sul gruzzolo.