Pensione cittadinanza sarà più bassa se hai casa di proprietà

di redazione Blitz
Pubblicato il 6 Ottobre 2018 - 09:42 OLTRE 6 MESI FA
pensione cittadinanza

Pensione cittadinanza sarà più bassa se hai casa di proprietà (foto Ansa)

ROMA – Le pensioni di cittadinanza sono una delle misure nel Def, il Documento economico finanziario che precede l’approvazione della prossima finanziaria.

La misura prevede l’adeguamento degli assegno pensionisti più bassi, che verranno portati a 780 euro. Gli aumenti non saranno pero generalizzati. La misura, spinta dal Movimento Cinque Stelle, avrà infatti le stesse regole del reddito di cittadinanza. A contare sarà il reddito familiare misurato attraverso l’Isee (istituto che comunque, come prevede il Def, sarà riformato). Oltre al reddito, ad incidere sarà anche il possesso di un’abitazione di proprietà, che farà scendere l’importo dell’assegno.

Dai 780 euro, infatti, dovrà essere sottratto un “affitto figurativo”, che nel caso del reddito di cittadinanza è calcolato forfettariamente in una cifra che oscilla da 280 a 380 euro mensili a seconda della composizione del nucleo familiare.

Il progetto delle pensioni di cittadinanza punta a rivoluzionare il complicatissimo sistema delle pensioni più basse. Oggi ne esistono vari tipi, ognuna delle quali ha delle regole di ingresso differenti: alcune si basano sui redditi familiari, altre tengono conto anche del patrimonio. Ci sono poi le pensioni sociali, i trattamenti minimi, le maggiorazioni sociali minime, e la famosa maggiorazione sociale al vecchio milione di lire introdotta dal governo Berlusconi.

Tutta questa giungla dovrebbe essere disboscata e sostituita dalla pensione di cittadinanza. Al momento però, non è chiaro se la norma verrà allargata o meno alle pensioni di incalidità civile. Dei 9 miliardi destinati dal Documento di economia e finanza alle proposte del Movimento Cinque Stelle, a questo capitolo dovrebbero essere assegnati 2-2,5 miliardi.  

Capitolo riforma della Fornero, tema che sta a cuore molto anche alla Lega. Come anticipato, si potrà lasciare il lavoro con “quota 100”, ma con due paletti: aver compiuto 62 anni di età e aver versato contributi per almeno 38 anni.  

Per il momento, non è invece prevista la possibilità di uscire a 41 anni di contributi qualunque sia l’età anagrafica. La misura non è stata appovata inquanto avrebbe fatto salire troppo i costi della riforma. Il requisito di anzianità contributiva resta, dunque, quello dei 42 anni e 10 mesi attualmente previsto.

L’unica cosa che si sta valutando è il blocco dell’adeguamento alla speranza di vita che dovrebbe scattare nel 2019 e farebbe salire, la soglia, a 43 anni e tre mesi.