Classe ’52, pensione a 64 anni con 35 di contributi, donne a 60 con 20

Pubblicato il 14 Dicembre 2011 - 09:19 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Gli assegni pensionistici fino a 1400 euro saranno rivalutati al 100% del tasso di inflazione, mentre l’uscita dal lavoro sarà un filo più morbida, specie per le donne. La limatura della stretta sulle pensioni alla fine c’è stata: il primo ministro Monti rivendica che grazie all’innalzamento della soglia “il blocco delle indicizzazioni riguarderà la gran parte dei pensionati”. E dal Pd giungono segnali di soddisfazione per le “correzioni significative nel segno dell’equità”.

Blocco indicizzazioni.  Riguarderà tre quarti dei pensionati, tutti coloro che prendono una pensione fino a 1400 euro. Il blocco sarà totale fino al 2013. Nel 2014, invece, la rivalutazione completa riguarderà solo le pensioni minime e il doppio della minima, vale a dire gli assegni fino a 935 euro. Per il principio dei saldi invariati, la correzione sarà finanziata con il prelievo straordinario del 15% per la parte eccedente degli assegni pensionistici oltre i 200 mila euro euro lordi annui, che tra Inps e Inpdap dovrebbe aggirarsi sui 2500 euro pro-capite.

Pensioni rosa.  Le donne potranno conseguire il trattamento di vecchiaia con un’età anagrafica non inferiore a 64 anni qualora maturino entro il 31 dicembre 2012 un’anzianità contributiva di almeno 20 anni e alla stessa data conseguano un’età di 60 anni.

Classe ’52. In “via eccezionale” i lavoratori dipendenti del settore privato che matureranno i requisiti nel 2012 secondo le vecchie regole potranno andare in pensione anche con 35 anni di contributi e 64 anni di età. Chi sceglierà di andare in pensione in anticipo sul compimento dei 62 anni di età, avrà una riduzione dell’1% , e non del 2%, dell’assegno del primo anno di pensione anticipata rispetto ai 62 anni, che torna al 2% per ogni ulteriore anno di anticipo rispetto ai due anni.

Lavoratori autonomi. Aumenta invece l’aliquota contributiva per i lavoratori autonomi. Da gennaio scatta un aumento dell’1,3%, anziché dello 0,3%, per salire dello 0,45% l’anno e arrivare all’aliquota a regime del 24% , invece del 22%, nel 2018.