Pensioni: le donne a 58 anni e 35 anni di contributi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Maggio 2018 - 10:57 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni: le donne a 58 anni e 35 anni di contributi

Pensioni: le donne a 58 anni e 35 anni di contributi

ROMA – “Prorogheremo la misura sperimentale ‘opzione donna’ che permette alle lavoratrici con 57-58 anni e 35 anni di contributi di andare in quiescenza subito, optando in toto per il regime contributivo. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] Prorogheremo tale misura sperimentale, utilizzando le risorse disponibili”: è un punto qualificante del contratto di governo sottoscritto dai signori Luigi Di Maio e Matteo Salvini (l’esatta intestazione).

Un altro tassello della volontà del nascente governo Lega-M5S di smontare pezzo a pezzo la riforma Fornero, dopo l’annuncio del ripristino di quota 100 (età anagrafica + età contributiva) per andare in pensione, quota che abbassa sensibilmente l’età pensionabile e in pratica reintroduce la pensione di anzianità.  L’obiettivo “di consentire il raggiungimento dell’età pensionabile con 41 anni di anzianità contributiva, tenuto conto dei lavoratori in mansioni usuranti”, significa cioè che si potrà andare in pensione a 62 anni con 38 anni di contributi oppure a 59 anni con 41 anni di versamenti.

Opzione donna anticipa ancora l’età pensionabile consentendo alle lavoratrici un anticipo ancora più largo ma con un costo a carico delle pensionande: devono cioè accettare il calcolo interamente contributivo dell’assegno (tanto hai versato tanto ti ritrovi), con perdita stimata dell’ordine del 30% dell’importo calcolato col sistema retributivo (assegno calcolato sull’ultimo stipendio). Quanto alle risorse disponibili per finanziare le misure, finora c’è l’indicazione nel contratto di governo dei 5 miliardi da stanziare per il complesso della contro/riforma annunciata. A occhio, non sembrano sufficienti.

Alcune risorse potrebbero essere risparmiate dalle (già misere) pensioni di vecchiaia, se quota 100 si applicherà a tutti, o se il requisito dei 20 anni di contributi sarà aumentato. Se, invece, il finanziamento avverrà in deficit oppure aumentando i contributi previdenziali, il conto sarà presentato ai giovani lavoratori e alle generazioni future. O potrebbero essere tagliati altri programmi di welfare, con l’effetto di aumentare ulteriormente lo scompenso intergenerazionale nella spesa pubblica italiana. (Sole 24 Ore)