Spread sale, Pil crolla, altalena rating… indicatori dell’emergenza Italia

Pubblicato il 1 Marzo 2013 - 14:09 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Mercati in ribasso, spread che è tornato a salire, Pil in calo, pressione fiscale da record, così come la disoccupazione. Il Sole 24 Ore riporta gli indicatori, che compongono il quadro dell’emergenza che l’Italia sta attraversando. L’Italia ingovernabile uscita dalle urne il 25 febbraio ha fatto segnare all’Euro-BTp future negoziato all’Eurex un record storico il 26 febbraio, con 116.339 contratti a termine trattati contro la media giornaliera dei 19.176 registrata nel 2012.

Il Sole 24 Ore spiega:

Rispetto ai volumi del novembre 2011, il salto dell'”election-day after” è stato ancora più eclatante. Nel mese in cui lo spread tra BTp e Bund toccò il suo picco massimo, a quota 575, e il Tesoro collocò in asta i BTp triennali al 7,89% (il tasso di assegnazione più elevato dalla nascita dell’euro), l’Euro-BTp future registrò scambi mensili attorno ai 293.000 contratti. Subito dopo il voto, i volumi del future sui BTp sono volati come non avevano mai fatto prima. E questo è un segnale chiaro: il rischio-Italia resta molto vulnerabile, anche con lo spread a 330. Il contesto è cambiato rispetto alla tempesta perfetta del novembre 2011, in meglio e in peggio.

Nel novembre 2011, i mercati erano terrorizzati dall’annus horribilis in arrivo, un 2012 caratterizzato da importi di BTp in scadenza anomali, più alti della media: 200 miliardi di titoli di Stato a medio-lungo termine da rimborsare nel 2012 contro i circa 150 miliardi di quest’anno, per esempio, che si presenta ben più leggero. Il Tesoro tra l’altro ha collocato nei primi due mesi di quest’anno il 25% circa del suo programma di raccolta a medio-lungo termine 2013 (CTz compresi), ha messo fieno in cascina e questo è stato annotato favorevolmente dai BTp traders.

Le agenzie di rating. Se da un lato è vero che rispetto al novembre 2011 molti declassamenti attesi sono oramai alle spalle (sette richiami in meno in totale tra S&P, Moody’s e Fitch), è anche vero che il rating sovrano italiano è oramai calato nel terreno più scivoloso nella categoria dell’investment grande, quello delle “BBB”, l’ultimo livello prima del “junk”. Per Moody’s, l’Italia si trova a soli due gradini dallo speculative grade, per S&P’s a tre: entrambe con outlook negativo.