Enel: “Torturateci, non li diciamo”. Ma ecco dove arriva il nucleare

Pubblicato il 8 Dicembre 2009 - 14:46 OLTRE 6 MESI FA

«I siti dove sorgeranno le centrali nucleari in Italia li abbiamo già individuati, ma non li dico neanche sotto tortura», ad affermarlo è l’amministratore delegato dell’Enel, Fulvio Conti, «Aspettiamo l’imprimatur del Governo», ha spiegato assicurando che il problema di eventuali proteste nei territori interessati verrà risolto «parlando con gli abitanti spiegando bene il progetto con tanto di dati e di documentazione tecnica».

Anche se sui nomi le bocche restano cucite, per il ritorno dell’Italia al nucleare si può stilare una lista dei siti più probabili: i luoghi in classifica sono almeno dieci, ma le centrali pronte a sorgere sono soltanto quattro. Fra i favoriti ci sono: Monfalcone (Gorizia), per la vicinanza del mare.  Palma (Agrigento), ha anche l’ok della Regione Sicilia. Oristano: non c’è mai stata una centrale, ma le condizioni del territorio sono favorevoli. Caorso (Piacenza), già ospitava le centrali. Trino Vercellese, c’è un impianto in decommissioning. Montalto di Castro: vicino al mare e un sito già individuato in passato. Borgo Sabotino(Lazio) Garigliano (Caserta).

Oltre a questi luoghi i cittadini di Chioggia, Termoli e Termini Imerese temono che le loro città vengano individuate come probabili siti, nonostante le smentite ufficiali. Ventilata anche l’ipotesi di Scanzano Jonico (Matera), già preso in considerazione per il deposito delle scorie.

La mappa delle probabilità è basata sui criteri già presenti nell’ultima mappa riconosciuta, quella realizzata dal CNEN, il Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare poi trasformato in ENEA negli anni ’80, nel ’79. Sono passati trent’anni e il territorio del paese è cambiato, così come i requisiti per la cosiddetta “geografia nucleare”, ma le città della top ten sono possibili siti in base a: assenza d’attività sismica, vicinanza all’acqua (preferibilmente il mare, dato che i fiumi potrebbero straripare), minore densità di popolazione.

Greenpeace in un documento del 13 maggio scorso spiega: «Rispetto agli anni ’70, i cambiamenti del clima e della piovosità pongono la questione della presenza di sufficiente acqua ragion per cui il corso del Po appare (specie in estate) meno adeguato. Bisognerebbe dunque guardare alle aree costiere e, tra queste, il sito di Montalto di Castro ospita ancora le fondamenta dei due reattori BWR che erano in costruzione e che furono bloccati dal referendum del 1987».

Secondo il memorandum d’intesa tra Enel e la francese Edf, la prima centrale nucleare nazionale diventerà operativa per il 2030: è prevista, inoltre, la costruzione di altri tre impianti. Per quella data si stima che la spesa nel mondo per i reattori arriverà a mille miliardi di dollari per un affare d’oro.

Dopo il via libera del Senato al Ddl Sviluppo (approvato a luglio) l’Italia è pronta alla corsa atomica: la legge passata con 154 voti a favore, un solo contrario e un astenuto, ha impiegato quasi dieci mesi per completare il suo percorso, ha passato quattro “letture” parlamentari, ha attraversato 60 sedute in commissione e altrettante in aula tra Camera e Senato, ha affrontato l’esame di oltre 2.800 emendamenti. Di qui a poche settimane sarà decisa la normativa per la localizzazione delle nuove e per i sistemi di deposito e stoccaggio dei rifiuti radioattivi e a gestire tutto sarà l’Agenzia per la Sicurezza nucleare.