Eternit. Inchiesta bis: 263 omicidi volontari. Casale Monferrato, lutto cittadino

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Novembre 2014 - 11:51| Aggiornato il 21 Novembre 2014 OLTRE 6 MESI FA

TORINO – A Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, è lutto cittadino il giorno dopo la sentenza della Cassazione sul caso Eternit. Lo ha proclamato il sindaco, Titti Palazzetti, che giovedì mattina è sceso in piazza coi suoi concittadini per protestare contro l’annullamento per prescrizione della condanna del magnate svizzero Stefan Schmidheiny. Mentre il premier Matteo Renzi, ai microfoni di Rtl dice: “Basta incubo prescrizione”. E il pm Raffaele Guariniello rilancia: “Apriamo il capitolo omicidio”. Dopo poche ore la notizia: la Procura di Torino ha chiuso formalmente l’inchiesta Eternit bis. Si procede per omicidio volontario continuato: a processo altri 263 morti di amianto.

“O una vicenda come Eternit non è un reato – osserva il premier – o se è un reato ma prescritto, vuol dire che bisogna cambiare le regole del gioco perché non ci deve essere l’incubo della prescrizione. Le domande di giustizia non vengono meno nel tempo”.

Per Renzi è anche un problema di lentezza della macchina giudiziaria:

“Non è possibile su alcune vicende avere regole che col tempo fanno saltare la domanda di giustizia, perché ci sono dei dolori che non hanno tempo – ha sottolineato il premier – Dobbiamo far sì che i processi siano più veloci e non ci sia modo di chiudere la partita più velocemente perché è passato tanto tempo come se le domande di giustizia venissero meno. No, non vengono meno”.

Onore ai familiari delle vittime dell’amianto, dice il premier:

“Da cittadino mi colpiscono le interviste ai familiari e mi fanno venire anche un po’ di brividi. Perché mostrano un’abilità straordinaria perché credono nella giustizia più di quanto ci creda talvolta un servitore dello Stato e continuano a combattere non perché le morti siano consolate – sono inconsolabili – ma per l’idea di attaccarsi fortemente alla giustizia come etica di un Paese. E’ un dolore e una bellezza senza fine”.

Poi, su Twitter sintetizza:

“La giustizia deve essere tempestiva. Non possiamo cedere davanti alla prescrizione. I processi devono essere veloci e giusti”

La spinta a cambiare i termini della prescrizione, il giorno dopo la sentenza, giunge da più parti. Dello stesso avviso è il presidente dei senatori Pd, Luigi Zanda che intervenendo in Aula ha detto:

“Dissentiamo fortemente dalla decisione della Corte di Cassazione che, interpretando l’istituto della prescrizione, ha di fatto assolto i responsabili di un reato gravissimo che ha prodotto la morte – e sta continuando a provocarla – di tantissimi italiani.

Dissento profondamente dal modo in cui la legge è stata interpretata e dalla diverse sentenza della Cassazione rispetto a due precedenti gradi di giudizio.

Il cancro determinato dall’amianto può dare i suoi effetti nefasti fino a 30 anni dopo la contaminazione. E’ un reato che, se intervenisse la prescrizione secondo le indicazioni della Cassazione, rimarrebbe sostanzialmente impunito. E’ chiaro che non può essere questo l’obiettivo del legislatore. Dobbiamo rimettere mano all’istituto della prescrizione e dobbiamo farlo al più presto”.

Intanto l’intero consiglio comunale di Casale Monferrato si unisce al dolore dei familiari delle vittime dell’amianto. La Eternit di Stephan Schmidheiny offrì 18 milioni di euro al Comune di Casale come risarcimento danni. “Ma il Comune disse no”, ha detto in piazza il sindaco Palazzetti:

“Ed oggi, alla luce di questa sentenza, siamo orgogliosi di averlo fatto, siamo certi di aver fatto bene. La nostra è una battaglia di civiltà – ha sottolineato il sindaco – abbiamo già chiesto un appuntamento al presidente Renzi, e ci è stato detto che ci vedrà presto. Domani sarà qui con noi il presidente della Regione, Chiamparino. Intendiamo andare avanti non solo per Casale ma perché siamo convinti che questa sia una battaglia nell’interesse della dignità delle persone”.

Alla Eternit spa è attribuita, a partire dagli anni Cinquanta, la morte di quasi 3.000 persone, tra operai e abitanti delle zone vicine a quattro stabilimenti italiani. Sono ancora tre, a Torino, le inchieste aperte per il caso Eternit. In una di queste l’imprenditore svizzero è indagato per omicidio per la morte di 213 persone. L’avviso di chiusura delle indagini nell’inchiesta, ribattezzata Eternit bis, è già stato notificato alcuni mesi fa.Una cinquantina di casi di morte in più, oltre ai primi 213, saranno contestati a Stephan Schmidheiny nella inchiesta Eternit bis, dove si procede per omicidio volontario continuato.

Il processo Eternit concluso ieri in Cassazione si è occupato solo del disastro ambientale, la cui sussistenza è stata affermata dalla Corte che ha dovuto, però, prendere atto della sopraggiunta “prescrizione del reato, essendosi l’evento consumato con la chiusura degli stabilimenti Eternit, avvenuta nel 1986, data dalla quale ha iniziato a decorrere il termine di prescrizione”. “Non erano, quindi, oggetto del giudizio i singoli episodi di morti e patologie sopravvenute, dei quali la Corte non si è occupata”.

(Foto Ansa)