“Genio e regolatezza”: Mozart, Kant e Flaubert lavoravano e dormivano tanto
Pubblicato il 2 Aprile 2014 - 18:06 OLTRE 6 MESI FA
ROMA – “Genio e regolatezza”: il genio, contrariamente a quanto si pensa, ha bisogno di regole e di metodo. È il risultato una ricerca sulle “Creative Routines“, le routine dei creativi, condotta da Mason Currey nel libro Daily Rituals e rilanciata da R.J. Andrews sul sito www.infowetrust.com
Dietro il successo di artisti, pensatori e scrittori ci sono giornate divise fra tanto lavoro, svaghi che non hanno nulla di eccezionale e tanto sonno. È il segreto dei vari Wolfang Amadeus Mozart, Gustave Flaubert, Immanuel Kant, Thomas Mann, Charles Dickens, John Milton, Paul Valery, Ernest Hemingway e Oscar Wilde. Scrive Paolo Di Stefano sul Corriere della Sera:
“Genio e sregolatezza? Genio e follia? Qualche volta, ma prima di tutto, sempre: il lavoro. Se nelle giornate dei grandi scrittori, pensatori e musicisti del passato cercate la ricetta magica della genialità, resterete delusi. Non c’è quasi niente che li renda simili. Freud amava giocare a carte, Auden passava ore a sbevazzare, Flaubert non rinunciava alla chiacchierata con mamma, Kant non si faceva mancare la passeggiata serale, Dickens marciava per tre ore, Mozart impiegava un’oretta per vestirsi, a Thomas Mann piaceva la pennichella pomeridiana”.
Fra i vari miti che vanno sfatati a proposito degli uomini di talento, c’è quello dell’insonnia:
“L’accensione del genio si realizza solo nella banalità del metodo. Tutti dormono con regolarità, neanche il brivido dell’insonnia che farebbe tanto genio alla Hemingway. È vero che Milton si svegliava alle 4 del mattino, ma andava a nanna alle 9 di sera, con le galline. E se proprio si deve trovare una stravaganza, rivolgetevi a Balzac, che alle sei del pomeriggio era già a ronfare. Ma se all’una di notte era sveglio come un grillo con la penna (d’oca) in mano, aveva pur dormito sette ore piene”.
La genialità è una forma di disciplina, si potrebbe concludere parafrasando Giovanni Lindo Ferretti. Il prezzo di una poesia, di un romanzo, di una composizione musicale o di un saggio decisivo per la filosofia o per la scienza è tanta, quotidiana fatica:
“A chi gli chiedeva il segreto delle sue composizioni, il poeta Paul Valéry rispondeva che il primo verso viene da Dio, il resto è una fatica disumana (o umanissima). Pensate che cosa ne sarebbe stato del talento di Mozart se non avesse sgobbato — tra composizione, concerti, lezioni — 12 ore al giorno. […] Ed è pur vero che Flaubert dedicava alla scrittura non più di 5 ore (fino alle tre di notte), ma ne impiegava almeno altrettante a leggere: provate voi a leggere per cinque ore al giorno! […] Un giorno Oscar Wilde esclamò sconsolato: «Oggi ho impiegato tutta la mattinata a mettere una virgola e tutto il pomeriggio a toglierla». Sudate carte? Sudatissime”.