Usa 2012: Romney sul palco di Boston con gli occhi lucidi

Pubblicato il 7 Novembre 2012 - 11:44 OLTRE 6 MESI FA

BOSTON – Non era pronto, Mitt Romney, ad ammettere la sconfitta. Fino alla fine, nel corso della notte elettorale, è rimasto ostinatamente in attesa di una svolta che non è arrivata. Ma alla fine è dovuto salire sul palco di Boston che era stato allestito per i festeggiamenti e, invece, con gli occhi lucidi e la voce ferma ha dovuto annunciare: ”Ho appena telefonato al presidente Barack Obama, per congratularmi per la sua vittoria”.

I suoi sostenitori nella grande sala del quartier generale a Boston sono rimasti a lungo, ormai in silenzio, ad aspettare le sue parole, il suo discorso. Una ammissione di sconfitta che Romney non aveva neanche scritto in anticipo. Appena sceso dal suo aereo arrivando a Boston per ‘l’Election Night Party’, ancora pieno di entusiasmo e speranza, aveva annunciato di aver appena finito di scrivere il discorso della vittoria, l’unico di cui pensava di aver bisogno, che però  comunque doveva ancora essere ‘limato’.

Dopo i primi risultati in una serie di stati che sembravano incoraggianti per il repubblicano, già a metà’ serata il vento ha cominciato a soffiare contro. Al quartier generale l’eccitazione ha lasciato spazio all’incertezza e allo sconcerto. Poi era uscito uno dei suoi più stretti consiglieri, Ed Gillespie, per dire ”siamo molto ottimisti”. Ma non ci ha creduto nessuno. E quando dai maxischermi che in diretta trasmettevano le immagini della Cnn e della Fox News è arrivata la notizia della sconfitta in Michigan in sala è calato il gelo.

Visi tesi, ansia palpabile e delusione, mugugni, che quando infine le stesse televisioni hanno annunciato la vittoria di Obama si sono trasformati in un silenzio tetro, da alcuni definito ”di tomba”. Sulla scia di una campagna elettorale costosissima, da oltre un miliardo di dollari a candidato, e dai ritmi forsennati, che nonostante i suoi 65 anni Romney ha cavalcato fino alle ultime ore, quando ormai il voto era già in corso, i suoi sostenitori avevano davvero creduto di poter vedere Mitt alla Casa Bianca. E anche Romney ci aveva creduto, con tutto se stesso. Questa doveva essere la volta buona. Dopo il tentativo fallito nel 1968 contro Richard Nixon da suo padre George, un repubblicano moderato che era stato governatore del Michigan. E dopo il suo stesso tentativo fallito nel 2008, quando la nomination gli era stata strappata da John McCain, solo per essere poi sconfitto da Barack Obama.

Aveva creduto di poter diventare il primo mormone alla Casa Bianca, dove voleva portare il suo stile asciutto e la sua grande famiglia: Ann Davies, un’ex compagna di scuola che gli ha dato cinque figli, che a loro volta li hanno resi nonni 18 volte. ”Abbiamo dato tutto a questa campagna”, ha sottolineato parlando ai suoi sostenitori. Perché ”questi sono tempi di grandi sfide per l’America. E le mie preghiere sono perché il presidente abbia successo nel guidare la nostra grande Nazione”. Per Romney molto probabilmente questa è stata l’ultima chance. Lo aveva già annunciato anche sua moglie Ann. Che dopo il breve discorso di Mitt è salita sul palco, assieme ai figli, e lo ha abbracciato. Ed salito sul palco anche il suo ‘vice’ Paul Ryan, che al contrario, molto probabilmente avrà ancora diverse occasioni. Anche se ha perso la corsa per la vicepresidenza, ha rivinto facilmente quella per la sua rielezione al Congresso, in cui era candidato per lo stato del Wisconsin. Quello stesso seggio che lo ha lanciato come una stella in ascesa nel firmamento repubblicano. E la strada per lui, a 42 anni, e’ ancora aperta e lunga.