I bebè fanno “irruzione” alla Camera dei Deputati

Pubblicato il 13 Maggio 2010 - 17:06| Aggiornato il 14 Maggio 2010 OLTRE 6 MESI FA

Per la prima volta i bebé entrano in Parlamento. Un gruppo di neonati ha fatto oggi “irruzione” in una sede istituzionale, la Sala delle Conferenze della Camera dei Deputati, in occasione della presentazione del libro “Il parto in casa, istruzioni per l’uso” di Elisabetta Malvagna.

All’incontro, animato da un vivace dibattito sulla naturalità della nascita e l’eccesso di cesarei in Italia (40%, record nei Paesi Ocse) hanno partecipato anche la presidente della commissione Cultura di Montecitorio Valentina Aprea e il medico e ricercatore francese Michel Odent, pioniere della nascita naturale.

“Io sono nata in casa, come mio fratello, 50 anni fa era ancora una realtà”, ha detto Valentina Aprea. “Questi movimenti culturali per promuovere il parto in casa e contrastare il boom di cesarei sono importanti per far crescere una nuova cultura. Abbiamo ormai imparato a delegare, a statalizzare, facendo vivere ad altri i momenti di intimità. Noi donne dobbiamo quindi recuperare uno spazio che è solo nostro, da condividere con un compagno, per recuperare tutto quello che di naturale c’é nella vita di una donna”, ha concluso.

Tra un vagito e una poppata, sono intervenute mamme e future mamme, ostetriche e ginecologi, tutti d’accordo sulla necessità di arginare il parto hi-tech e avviare una battaglia politico-culturale per ottenere il rimborso del parto in casa su tutto il territorio nazionale, previsto solo in quattro regioni. “Ho imparato a far nascere i bambini dalle ostetriche, non certo dai libri universitari”, ha detto il professor Roberto Russo, ginecologo e presidente della Società italiana di psicoprofilassi ostetrica. E ha aggiunto: “Il parto potrebbe essere fisiologico nel 90% dei casi, ma ormai prevale l’approccio patologico”.

Michele Grandolfo, epidemiologo dell’Istituto Superiore di Sanità, ha concluso: “Il cesareo aumenta di almeno tre volte il rischio di mortalità materna e neonatale. Il rispetto dei tempi della donna non è solo una questione etica, ma un investimento in salute per il nascituro e un vantaggio economico di lungo periodo. Solo la miopia di questi tempi non consente di capirlo”.