Ezio Mauro: “Liberi dal male. Il virus e l’infezione della democrazia”

di Emiliano Chirchietti
Pubblicato il 2 Luglio 2020 - 11:59 OLTRE 6 MESI FA
Ezio Mauro: “Liberi dal male. Il virus e l’infezione della democrazia”

Ezio Mauro: “Liberi dal male. Il virus e l’infezione della democrazia”

Ho cominciato a leggere l’ultimo libro di Ezio Mauro convinto di entrare nel racconto giornalistico della pandemia ed invece mi sono ritrovato dentro una narrazione che con lo scorrere delle pagine s’è dimostrata essere ben altro.

Prima di cominciare a leggere un libro lo movimento un po’ tra le mani, e poi, dopo qualche minuto, inizio. Lo faccio ogni volta, 

Non è scampato a questa sorta di pranoterapia libraria al contrario, nemmeno l’ultimo libro di Ezio Mauro, “Liberi dal male”, con sottotitolo “Il virus e l’infezione della democrazia”.

Tra le mani la sensazione tattile ed odorosa è piacevole, si fa voler bene, come del resto tutte le pubblicazioni della collana “Serie Bianca” di Feltrinelli; copertina flessibile, alette laterali, “carta da fonti gestite in maniera responsabile” e nove capitoli, per un totale di 144 pagine, edizione pratica che si porta ovunque.

Non è la prima volta che leggo Mauro, ad esempio il libro che ha scritto sulla caduta del Muro di Berlino, o quello che ripercorre le cronache della Rivoluzione Russa, ma “Liberi dal male” è qualcosa di diverso. 

Certo, la narrazione giornalistica è comunque la misura di questo lavoro – se ne ha alta testimonianza nel settimo capitolo, “Il viaggiatore” -, ma di nuovo c’è che diventa anche strumento per sviluppare una specie di vocazione sociologica del libro.

Dal giornalismo alla sociologia

A pensarci bene, qualche indizio di questa tendenza, lo si trova pure in una delle due alette di copertina, dove si descrive il contenuto del saggio utilizzando concetti come “relazioni sociali”,  “organizzazione sociale”, e “soggetto sociale”.

Del resto, già in passato l’ex direttore di “Repubblica” aveva varcato la soglia d’ingresso alla sociologia, grazie ad un volume, “Babel”, con Zygmunt Bauman, pubblicato dalla casa editrice Laterza nel 2015. 

Questa volta però lo fa in solitudine, confezionando un saggio che ha una coscienza sociologica ed un’estetica giornalistica.

A dirla tutta, nemmeno in questo caso Mauro è completamente solo, porta con sé un illustre compagno di viaggio, lo scrittore francese Albert Camus, che molti hanno scoperto, ed altri  riscoperto, durante la quarantena.

Un paragone con Albert Camus

Sono infatti sue tutte le citazioni in esergo che si leggono nel libro, tratte dal romanzo del 1947 “La peste”, opera letteraria che più di ogni altra ha saputo puntellare gli smottamenti dell’animo umano trafitto dalla pandemia. 

E ha un senso aver scelto Camus, soprattutto se pensiamo che “La peste” può essere anche interpretato, nel suo significato allegorico, come simbolo di resistenza e speranza verso i mali del mondo.

Ma il parallelo si fa più interessante facendo un solo breve passo in avanti, quel tanto per ricordare che “La peste” rientra nel ciclo produttivo dello scrittore detto “Ciclo della rivolta”, periodo nel quale cercò di delineare l’idea di un’umanità “in rivolta”, che si oppone, contro l’insensatezza della vita.

Quest’attitudine alla rivolta, ovviamente intesa in senso negativo, Ezio Mauro la riconosce in Covid-19: “il virus è più veloce della democrazia” scrive a pagina 16 “più capace di noi a comandare. A farsi strada. A conquistare terreno. Soprattutto a sovvertire. È un soggetto rivoluzionario.”

È questa, una delle prime suggestioni che Mauro porge al lettore, anima il virus, comincia a farlo respirare, lo fa muovere nella società come un divoratore di spazi, che la destruttura e svuota, sottraendo l’umano per fare spazio al nulla, “il punto zero, l’ultima zona rifugio per noi e il vortice dell’esaurimento del virus” (pagina 27). 

Minaccia totale e definitiva

Per Mauro il Covid-19 è la minaccia “totale e definitiva” (pagina 18), che ha reso l’uomo inerme, obbligato a retrocedere dalle relazioni sociali alle case rifugio, private della loro dimensione domestica: “si diffonde come  un filmato su YouTube, si moltiplica come un post sui social” scrive a pagina 22.

Questa dimensione “virale” della pandemia, ineludibilmente “cosmopolita”, ci restituisce un virus che ha forza globale, e che a suo modo unisce il mondo intero in un un unico mondo.

È un concetto sul quale Mauro punta molto, lo sviscera e lo articola con argomenti apparentemente distanti ma che poi convergono nella medesima direzione: tutta l’umanità è vittima di “un microrganismo antichissimo” che assume “le sembianze di un maleficium dai contorni sconosciuti, dall’origine ignota, dalla progressione inquietante” (pagina 33).

“È un mondo individuale che ha preso dimensione collettiva per la paura del virus” (pagina 87).

Ma Covid-19 è anche molto altro, e nelle pagine del saggio lo si vede cambiare più volte maschera e forma: è un cecchino pronto a colpire, un alieno, un cacciatore, è un manipolatore, un missionario, si fa cittadino ed ha anche “un’inclinazione laburista”, perché si muove con il lavoro e “sfrutta le rotte e gli incroci della globalizzazione, sviluppa presto una vocazione transnazionale, ama la densità, non disdegna i piccoli centri, prima predilige gli uomini, poi attacca le donne, ignora i giovani” (pagina 102).

“Liberi dal male” è un libro che corre veloce, denso di sollecitazioni, privo di orpelli e svolazzi inutili.

Non è un diario

Sembra che Mauro abbia voluto puntare all’osso dei problemi, e pur essendo stato scritto durante la crisi del Covid-19, è un saggio che non diventa mai diario di una pandemia.

Anzi.

Ci sono molti temi che emergono con lucidità e che non risentono dello scorrere degli eventi in presa diretta: il rapporto tra lavoro e salute, ad esempio, o la relazione devastante tra pandemia, politica e potere; i drammi economici e sociali, le nuove povertà, la crescente tensione tra produzione e protezione; l’urgenza di ripensare la relazione che lega il capitale al lavoro, e poi, la responsabilità di riformulare il concetto di società, democrazia e libertà.

Agenda per un mondo post covid

È nell’ottavo capitolo, “Il morbo dell’emergenza”, che Mauro definisce l’agenda per un nuovo mondo post Covid-19, e lo fa partendo da una considerazione: “l’intervallo pandemico è troppo lungo per essere davvero un intervallo: dunque è un cambiamento” (pagina 122).

Per Mauro guidare il cambiamento vuol dire “riscrivere il contratto sociale”, “ridefinire lo Stato sociale”; “questo dovrebbe essere l’orizzonte culturale obbligatorio dopo la fine delle ideologie” scrive a pagina 123: “per qualunque sinistra contemporanea e per un governo e una maggioranza politica finalmente decisi a uscire dal binario stretto dello stato di necessità per affidare il futuro dell’Italia a un’idea”.   

27 Marzo 2020, il giorno peggiore del Paese, 969 morti, “proprio mentre papa Francesco implora da Dio la fine della pandemia dentro lo spettro di piazza San Pietro completamente deserta” si legge in un passaggio del settimo capitolo, un’immagine forte, simbolica, che rimarrà, e forse, ci farà liberi dal male.   

“Liberi dal male. Il virus e l’infezione della democrazia”, di Ezio Mauro, Feltrinelli, pp. 144, € 14,00.