Affondare la Berlinguer. 3 agosto, cda Rai nomina nuovo direttore Tg3: è loro diritto, perché tanto opachi? Sono soldi nostri

Pubblicato il 1 Agosto 2016 - 08:09 OLTRE 6 MESI FA
Affondare la Berlinguer. I3 agosto, cda Rai: nomina di Mannoni (nella foto) "direttore ideale del Tg della Nazione" a direttore del Tg3?

Affondare la Berlinguer. Il 3 agosto, cda Rai: nomina di Maurizio Mannoni (nella foto) “direttore ideale del Tg della Nazione” a direttore del Tg3?

Affondare la Berlinguer non è il titolo di un film, remake del mitico “Affondate la Bismark”, ma l’unico vero obiettivo della complessa e fumosa manovra che Antonio Campo Dall’Orto sta conducendo in Rai. È da tempo che se ne parla, ora sembra proprio che Renzi la spunti. La conferma si dovrebbe avere il 3 agosto. Si capirà allora se ci saranno cambiamenti nelle alte direzioni Rai e chi riguarderanno. A quanto pare riguarderanno innanzi tutto la Berlinguer, poi anche il Tg2 e poco altro.

La differenza fra Berlinguer e Masi è che l’attuale direttore del Tg2 Mauro Masi fu nominato in altra era geologica, nel 2012, su designazione della Udc, cui quella direzione spettava. Ora la Udc non ha più il peso per pretendere e al suo posto andrà non certo uno o una della sinistra, ma persona gradita a Berlusconi, in quanto quel Tg da lungo tempo è fisso in quota destra, così come il Tg3, cascasse il mondo, è sempre della sinistra. Per questo la storia un po’ indigna. Non per la sostanza, ma per la presa in giro che ci viene inflitta. Questo umile sito non ama Bianca Berlinguer, che ci ha anche portato davanti al Garante della privacy, perdendo, perché ci fu riconosciuto il diritto di cronaca. Forse sarà perché è figlia di… e i figli di… hanno un peccato originale che la maggior parte di noi di origine proletaria non tolleriamo nemmeno nella figlia di un capo di un grande partito di sinistra a livello mondiale.

Anche la trattativa su una nuova collocazione di cui diamo conto più avanti non ce la fa apparire più simpatica, nemmeno il suo lauto stipendio. Però c’è modo e modo, soprattutto non prendeteci in giro, non fateci passare per scemi.

Al Tg 2 si parla della attuale vice direttrice, Ida Colucci, memorabile per le sue interviste a Berlusconi , “apprezzata sia da Forza Italia che da palazzo Chigi”, come nota Alberto Gentili sul Messaggero di Roma.

Ma per il Tg3 l’azionista di riferimento non è cambiato, è sempre il Pd. E allora? Secondo Alberto Gentili, Bianca Berlinguer è sì di sinistra, è si del Pd, ma è per il No al referendum e Matteo Renzi non può permettersi di avere il tg rosso schierato contro di lui.

Non c’è niente di male, né nelle manovre di Renzi sarebbe un fessacchiotto e un dilettante se non lo facesse. Niente di male che siano i partiti a nominare i direttori, come i padroni scelgono i direttori dei giornali e dei Tg privati: anche nel loro caso non sono concorsi e graduatorie, ma simpatie, affinità, affidabilità, capacità professionale anche. Le vendite, nella storia d’Italia, sono sempre venute dopo e a volte non sono proprio venute.

Le stesse ragioni per cui non toccano Mario Orfeo, direttore del Tg1: anche se ce l’ha messo la destra, sa andare d’accordo con tutti e in più lui, a differenza dei direttori dei grandi quotidiani, ha saputo anche tenere gli ascolti, rendendo molto impervia una sua sostituzione.

Niente di male quindi se un direttore cambia, è la vita.

Quello cheè male è la presa in giro cui ci sottopongono. I privati hanno diritto a farlo, perché è roba loro. I politici no, perché è roba nostra.

Aspettiamo il 3 agosto quando il Consiglio di Amministrazione della Rai si riunirà attorno a un ordine del giorno integrato dalla voce “piano editoriale. L’integrazione è avvenuta in un secondo momento rispetto alla convocazione originale del Cda Rai per il 2 agosto, con un ordine del giorno che non lo prevedeva. C’è malumore fra i consiglieri, si legge e si dice. Vedremo, alla fine tutto finirà a tarallucci e vino, la logica di partito prevale sempre sul buon senso e su tutti gli altri valori che ci predicano.

L’operazione è avvolta dal fumo e dal mistero, il percorso è contorto, tutto sembra rivelare che dietro ci sono menti sopraffine, abituate alle manovre di palazzo.

Seguite la scansione dei tempi e dei modi.

1. Un po’ di tempo fa Carlo Verdelli, direttore editoriale, presenta al Consiglio di amministrazione della Rai un piano editoriale che, nella definizione del consigliere Franco Siddi 

“non esiste. Verdelli ha presentato un mese e mezzo fa alcune riflessioni al cda, di cui non abbiamo copia, e ci si riprometteva di ampliare la discussione“.

2. Mossa geniale: la discussione si amplia in agosto e zac, dai fumosi discorsi in Campo Dall’Orto style esce il siluro.

Le nuove nomine, se ci saranno (gli astuti possono sempre fare marcia indietro per un po’ ma Renzi non può permettere scherzi, il referendum incombe) avranno la caratteristica di essere dall’interno, secondo Alberto Gentili. I capi della Rai avevano pensato a innesti dall’esterno in esacrabile quota rosa che fa tanto chic e dimostra come i maschi che tengono sempre il vero potere considerino talmente poco le donne da metterele qua e la non per oggettiv capacità ma perché femmine. In questo caso, i due nomi pensati in Rai godono anche di buona stampa, la direttrice di Sky Tg24 Sarah Varetto e la conduttrice del Tg di La7 Gaia Tortora, anche se c’è chi dice che oltre alla bravura possa contare sulla amicizia di Renzi.

Con gioco del tira e molla, dico e nego, i capi della Rai hanno capito, dalle polemiche sollevate, che non era aria e hanno fatto retromarcia.

Chi saranno i bocciati e i promossi? Per alzare un po’ di polverone, dalla Rai fanno filtrare che nel cambio della gurdia entrerà

“gran parte delle testate giornalistiche. Dunque, non solo Tg1, Tg2 e Tg3, ma anche RadioRai, Tgr e RaiParlamento” proprio “per dimostrare che nel mirino non c’è solo Bianca Berlinguer, come ha denunciato il presidente della Vigilanza Roberto Fico «perché schierata con il no al referendum». Ma «che il piano di riassetto risponde», ha spiegato Campo Dall’Orto venerdì ai consiglieri di maggioranza del Cda, «alle esigenze del nuovo piano editoriale e dunque coinvolge necessariamente l’intera proposta informativa dell’azienda»”.

Veniamo al sodo.

1. Col Tg1 già cade il velo della bugia. Al posto di direttore del Tg1 è “praticamente sicura la conferma di Mario Orfeo”. Tutto il resto sono, con rispetto degli altri, quisquilie e pinzillacchere.

2. Tg2: la vice direttrice Ida Colucci (vedi sopra) prenderà il posto di Masi..

3. Appare certo che la Berlinguer salterà:

“Per mettere la sordina alle polemiche, Campo Dall’Orto sta cercando una «sistemazione onorevole» per la Berlinguer e le ha proposto la conduzione di una striscia d’informazione prima del Tg3 delle 19. Risposta della direttrice: «Sarebbe un danno per me e per la Rete, a quell’ora è impossibile fare ascolti. Meglio la sera»”.

Fingendo di credee alla burla e alla presa in giro, Alberto Gentili scrive con humour degno di Evelyn Waught recitato da Totò:

“Il dg riflette”… “Impegnato com’è a disegnare un organigramma decisamente complesso, raccontano che Campo Dall’Orto non si prenda neppure l’incomodo di leggere le dichiarazioni «verbose» e «rabbiose» (così le definiscono a Viale Mazzini) di grillini, forzisti, ribelli dem e leghisti. Ieri il più duro è stato Matteo Salvini che, come avevano fatto il giorno prima tutti i partiti tranne il Pd, ha invocato la «convocazione immediata in commissione di Vigilanza dell’intero Cda».

“«Possono strillare quanto vogliono», dicono a Viale Mazzini, «noi si va avanti». Spiegazione: «La Vigilanza si è già riunita due volte in settimana e non ce ne sarà un’altra prima di mercoledì. Domani presentiamo i curriculum dei candidati e mercoledì si vota. E’ tutto chiuso, manca da sistemare soltanto qualche virgola…»”.

4. Un contentino al vecchio piano di Monica Maggioni, diventata presidente della Rai, poteva essere unificare Tg3 e Rainews24, con Antonio Di Bella direttore, ma l’idea è caduta».

5. In corsa resta così Maurizio Mannoni. Marco Travaglio lo ha definito “il direttore perfetto del Tg della Nazione”.

Poi le frattaglie, tutte pedine importanti, ma pulviscono rispetto alla mole e al peso politico del Tg. Di sicuro, se andare a vedere bene, dietro c’è un adeguamento al manuale Cencelli:

Stefano Coletta a RaiCultura;

Vincenzo Morgante, da direttore della Tgr a RaiParlamento al posto di Gianni Scipioni Rossi.