Rai, concorso per 100 giornalisti messo in crisi dal ricorso dei 65enni interni

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Febbraio 2014 - 14:42 OLTRE 6 MESI FA
Rai, concorso per 100 giornalisti messo in crisi dal ricorso dei 65enni interni

Rai, concorso per 100 giornalisti messo in crisi dal ricorso dei 65enni interni

ROMA – Rai, concorso per 100 giornalisti messo in crisi dal ricorso dei 65enni interni.  La buona notizia è che la Rai sta per licenziare il bando di concorso per la selezione di 100 giornalisti (entro il 24 febbraio), una graduatoria dove la tv di Stato attingerà per lae assunzioni del prossimo triennio. La cattiva, è che il piano è messo in crisi dalle sentenze dei tribunali che accolgono i ricorsi dei redattori 65enni decisi a rimanere in attività fino ai 70 anni. Il ricorso è legittimato da una legge del governo Monti contenuta del decreto salva-Italia ((comma 4 dell’articolo 24, legge n. 214/2011).

Il principio è stato sancito da una sentenza (“sentenza Creti” dal nome di un giornalista ricorrente) della Corte di Appello di Milano che ha dato torto alla Rai. I lavoratori potranno scegliere di rimanere negli uffici, nelle fabbriche e nelle redazioni fino a 70 anni e avranno il diritto al mantenimento del posto di lavoro. Il comma 4 dice testualmente. “Nei confronti dei lavoratori dipendenti, l’efficacia delle disposizioni di cui all’articolo 18 (Riassunzione per sentenza, ndr) della legge 20 maggio 1970, n. 300 e successive modificazioni opera fino al conseguimento del predetto limite massimo di flessibilità”.

Dal sito web di Franco Abruzzo:

Il mitico articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (legge 300/1970) sancisce la “’reintegrazione nel posto di lavoro” in caso di illegittimo licenziamento. Le aziende non potranno licenziare nessuno per via dell’età. Se ciò dovesse accadere, il giudice del lavoro ha il potere di restituire il posto di lavoro al dipendente. Il comma 4 riguarda l’Inps e gli enti sostitutivi dell’Inps (l’Inpgi è tale). In un documento dell’Inpgi si legge: “Non vi è alcuna norma ostativa alla prosecuzione del rapporto di lavoro oltre i 65 anni”.