Berlusconi: “Al massimo un grande evasore”. Se lo dice Coppi, il suo avvocato…

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 1 Agosto 2013 - 14:13 OLTRE 6 MESI FA
Silvio Berlusconi (foto Ansa)

Silvio Berlusconi (foto Ansa)

ROMA – “Si è trattato, al massimo, di una gigantesca evasione fiscale”. Ecco la tesi difensiva, il cuore e il succo dell’arringa a difesa di Silvio Berlusconi pronunciata dall’avvocato Franco Coppi, un riconosciuto maestro del diritto e dei Tribunali. “Al massimo una gigantesca evasione fiscale…”, il che in Italia costituisce attenuante e non aggravante. Sia in punta di diritto che per cultura e pratica collettiva. E’ l’arringa finale di Coppi di fronte alla  Corte di Cassazione. Ed è anche una testimonianza di un’epoca: l’evasione fiscale quindi, non una qualsiasi, attenzione, ma una “gigantesca”, come attenuante, alibi, dissolvente di tutta o parte della pena inflitta a Berlusconi da due gradi di giudizio. Evasione fiscale gigantesca e non frode allo Stato: qui sta la differenza.

A prescindere da quale sarà la decisione dei magistrati, attesa per il pomeriggio di oggi (1 agosto), l’ex premier, il leader di una delle maggiori forze politiche del Paese è quindi difeso dal suo avvocato come pubblico, anche e non confesso,  evasore fiscale. E non piccolo. Se lo dice il suo avvocato in  pubblica udienza… Una verità usata come scudo di fronte all’accusa, certamente più pesante, ritenuta fondata nei due precedenti gradi di giudizio. Un reato non penale, un reato fiscale quindi e forse nemmeno quello perché, come ha spiegato lo stesso Coppi, realizzato per “abuso di diritto”, cioè sfruttando in maniera eccessiva ed impropria strumenti altrimenti legali. Una verità che, se accolta dai giudici, salverà Silvio Berlusconi, ma una verità che altrove lo avrebbe forse salvato dalla legge ma non certo dagli elettori.

Viviamo invece in un Paese dove essere per auto ammissione un big dell’evasione fiscale non risulta essere un elemento di demerito. Potrà essere, come ha sostenuto l’avvocato Coppi, un fatto non penalmente rilevante ma dovrebbe essere un fatto assolutamente squalificante, specie per un uomo pubblico. Senza voler vestire i panni dei moralisti inquisitori, tornano facilmente alla memoria fatti americani come quelli riguardanti politici in procinto di diventare ministri, anche se tecnicamente oltreoceano si chiamano segretari, ma che alla nomina hanno dovuto rinunciare perché rei di non aver pagato i contributi ad una colf venti anni prima o perché non in regola con una contravvenzione stradale.

Fantascienza pura in Italia, tanto che un principe del foro, un mago, il forse massimo esperto avvocato di Cassazione Franco Coppi ha reputato l’essere evasore come la soluzione migliore per il suo assistito. Linea di difesa, è bene ricordarlo, non costruita attorno ad un privato e scorretto imprenditore, ma al titolare di una delle quote di maggioranza dell’attuale esecutivo, ad un uomo più che pubblico, a quello che alcuni vogliono considerare uno statista. Eppure, a presiedere il governo che l’evasore gigantesco sostiene, è un certo Enrico Letta che non più tardi di una settimana fa disse: “Gli italiani che hanno portato i soldi fuori dall’Italia devono sapere che non è più come 5 o 10 anni fa: conviene anche a loro riportare i soldi in Italia e pagare il dovuto”. E questo perché “il clima è cambiato” e “non ci sono più le coperture di qualche anno fa”. Quindi gli evasori verranno inseguiti e catturati ovunque siano, “nei paradisi fiscali o in Svizzera”. Ricordando che “l’evasione è come il doping”.

Berlusconi, e il legale Coppi, evidentemente le parole del premier non hanno preso poi in serissima considerazione, anzi. “Al massimo possiamo dire che questa è una gigantesca evasione fiscale, si metta una pietra al collo all’evasore lo si butti giù da un ponte, se proprio si vuole ma qui non c’è in alcun modo un profilo penale. Siamo abituati a due categorie: il contribuente fedele, e l’evasore che froda il fisco. Ma in questo caso ne dobbiamo aggiungere una terza: l’evasione per abuso di diritto. Ovvero quando ci si serve delle norme di legge, esasperandole, per evadere il fisco. Una condotta che però non costituisce reato”. Coppi, l’avvocato, sarà certamente un principe del foro, ma  una tesi simile fuori dai confini italiani non troverebbe il conforto di una Corte e l’assenso di una pubblica opinione. Ma all’estero sono strani, non considerano l’evasione un’ attenuante.