Elezioni, come si vota con il Mattarellum: due schede, anzi tre

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 19 Dicembre 2016 - 10:32 OLTRE 6 MESI FA
Elezioni, come si vota con il Mattarellum: due schede, anzi tre

Elezioni, come si vota con il Mattarellum: due schede, anzi tre (nella foto Ansa, Mattarella al seggio)

ROMA – Elezioni a maggio, giugno o ottobre 2017, qualcuno immagina e sogna anche primavera 2018. Comunque elezioni ma l’Italia non ha una legge elettorale per andarci. Ne ha due, che fanno a pugni l’una con l’altra. E così votare non si può. Quindi di legge elettorale ne serve una buona per Camera e Senato, magari la legge “Pippo, Pluto o Paperino purché si voti”, come ha detto Matteo Salvini. O il Mattarellumo come ha proposto Matteo Renzi.

Mattarellum, con questa legge abbiamo votato dal 1994 al 2005 (poi venne il cosiddetto Porcellum, definizione addolcita di quella originaria di uno degli stessi autori della legge, il leghista Calderoli, che battezzò la sua creatura “la porcata”). Col Mattarellum, dal nome, anzi cognome, dell’attuale capo dello Stato, le elezioni le vince nel 1994 Berlusconi, nel 1996 Prodi e nel 2001 ancora Berlusconi.

I non proprio giovanissimi forse ricorderanno: si votava con due schede, anzi tre. Due erano le schede per la Camera dei deputati perché con una si votava per il candidato nel collegio, con l’altra per i seggi alla Camera assegnati con la proporzionale. Dei 630 seggi alla Camera il 75% venivano infatti assegnati con le vittorie collegio per collegio: 475 deputati diventano tali arrivando primi, i più votati insomma nei singoli collegi.

Gli altri deputati invece venivano eletti con la seconda scheda su base proporzionale: tanti voti nazionali, tanti seggi in proporzione. Quindi un po’ di maggioritario e un po’ di proporzionale. Maggioritario che favoriva i partiti più grandi, proporzionale e limature del maggioritario che favorivano i partiti piccoli. Chi restava sotto il 4 per cento dei voti restava fuori dall’assegnazione dei seggi.

Al Senato stesso meccanismo ma la parte proporzionale dei seggi veniva assegnata su base regionale. Quindi si votava con tre schede, due per la Camera e una per il Senato. L’elettore sceglieva il candidato che più lo convinceva nel suo collegio e sull’altra scheda il partito che preferiva. Potevano non coincidere. Terza scheda per il Senato.

Se si rivota oggi, anzi domani, con il Mattarellum ne esce fuori una maggioranza capace di sostenere un governo? Difficile visto che i partiti “grandi” o grandi liste/coalizioni sono e saranno tre. E se una maggioranza in grado di sostenere un governo dovesse alla fine risultare alla Camera, assai improbabile è che la stessa maggioranza risulti al Senato. Occorrerebbe “rinforzare” il Mattarellum con un premio in seggi per chi…arriva primo al proporzionale, prende più seggi nei collegi?

Potrebbe insomma non funzionare il Mattarellum per avere alla fine un governo, ma è indubbio che è la cosa più vicina ad una specie di minimo comun denominatore tra partiti per fare una qualche legge elettorale. A suo tempo M5S e Sinistra Italiana votarono a favore del ripristino del Mattarellum, la Lega ha detto che le sta bene, il Pd lo ha proposto. Dicono no al momento Forza Italia e centristi vari.