Parlamentari: 60 senza un euro. Disoccupati e anche redditieri, l’Italia grigia

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 15 Aprile 2014 - 12:55 OLTRE 6 MESI FA

parlamentoROMA – Siedono nel Parlamento italiano una sessantina di nullatenenti. O meglio, nullatenenti sino a quando non sono divenuti senatori e deputati e non hanno, di conseguenza, cominciato a percepire reddito. Sessanta persone che prima di affacciarsi nel mondo della politica erano, tecnicamente, povere.

Povere mica da ridere, povere in canna, senza reddito, cioè alla fame, con concreti problemi di sopravvivenza. Sessanta su circa 900 da mensa della Caritas un attimo prima di entrarenel Parlamento nazionale. Una media che neanche sulla porta del Parlamento del Burkina Fasu… Ma l’Italia non è il Burkina Fasu e, nonostante le dichiarazioni dei redditi pari a zero, questi sessanta non erano in miseria dura e pura. Non guadagnavano un euro ma non facevano la fame. Sì, esattamente così: quei sessanta erano e sono specchio del Paese che ora rappresentano.

In quei sessanta e passa ci sono senza reddito nel 2012 perché in quell’anno erano giovani disoccupati. E ci sono senza reddito 2012 perché, è il caso di Roberto Fico e sono parole sue, in quell’anno “viveva di rendita”. Cioè dell’accumulato da lui stesso in anni precedenti e del risparmiato e accumulato dalla famiglia di provenienza. E ci sono senza reddito nel 2012 perché qualche reddito lo hanno avuto, ma erano redditi “grigi” che viaggiano sotto traccia, sotto il radar del fisco. Così piccoli e saltuari che il fisco non li vede e chi mai va a farli vedere al fisco. E ci sono i senza reddito perché tra detrazioni e no tax area sono dieci milioni che regolarmente e in piena legalità non pagano una lira (pardon euro) di tasse.

I senza reddito nel 2012 in ben sessanta diventano parlamentari. Quindi prima non dormivano sotto i ponti, non erano “barboni”, non elemosinavano. Senza un euro reddito in tutto l’anno ma non in miseria. Come si spiega questo ripetuto e corrente miracolo? Perché un bel pezzo d’Italia è così: ha smesso di produrre ricchezza ma non ha smesso di consumare ricchezza. Si guardi in ogni famiglia e si troverà conferma. Senza la riproposizione quotidiana di milioni e milioni di questi “miracoli” il paese sarebbe alla rovina/rivolta vere e non solo “percepite”. Senza reddito ma con una casa, con il reddito familiare che ha consentito di studiare e che consente di vestirsi, nutrirsi, fare una vita più che normale e fare politica, candidarsi, essere eletti.

La maggior parte degli “ex poveri” viene dalle fila del M5S, ma non solo da lì. Dei 51 parlamentari che hanno dichiarato per il 2012 un reddito pari a zero, 25 sono grillini, ma ci sono anche 12 del Pd, 8 di Sel, 1 dell’Ncd (Rosanna Scopelliti) e di Per l’Italia (Gea Schirò) e 4 del Misto. Cinquantuno parlamentari cui vanno sommati una decina di incapienti, cioè coloro che guadagnano meno di 8.000 euro lordi l’anno.

Tra questi Emanuele Cozzolino (33 anni), Segretario della Commissione Affari Costituzionali che nel 2012 ha prodotto un reddito dichiarato di 24 (ventiquattro) euro a fronte di un credito d’imposta da 1.802 euro. E poi la collega di partito Mirella Liuzzi, che nel 2012 ha prodotto 114 (centoquattordici) euro portando però a credito d’imposta 400 euro. Zero euro ha dichiarato invece il Vicepresidente della Camera dei Cinque Stelle Luigi Di Maio, il quale però dichiara di aver speso “personalmente” quasi 1.000 euro (esattamente 975,69) per spese elettorali. A “reddito zero” anche Roberto Fico (M5S) che ha presentato la dichiarazione non per avere crediti d’imposta da scontare ma solo per dichiarare la propria abitazione. E ancora Vito Petruccioli, senatore grillino e professore di geologia che nell’anno d’imposta preso in esame ha guadagnato 296 euro. E poi l’avvocato Maurizio Buccarella, 8mila euro guadagnati a causa del suo lavorare spesso a titolo di gratuito patrocinio.

Dando per scontato che tutte le dichiarazioni dei redditi in questione siano veritiere e in buona fede, per spiegare questa apparente anomalia si deve tratteggiare uno spaccato sociologico del nostro Paese. Ovviamente nessuno dei 60 e rotti aveva il problema di unire il pranzo alla cena prima di diventare parlamentare e, nessuno dei 60, conduceva una vita di assoluta indigenza. C’erano tra questi invece, specie tra i grillini, alcuni dei tanti giovani italiani disoccupati che vivono grazie all’aiuto della famiglia. Come c’era parte di quella cosiddetta zona grigia dove giovani e meno giovani lavorano e si mantengono almeno in parte con lavori più o meno regolari. E c’erano e ci sono poi quegli italiani, come è il caso di Fico, che si sostengono grazie alla ricchezza accumulata nelle generazioni precedenti.

E non si tratta, nel caso del cittadino Fico come di tutti gli altri, di ricchezze da nababbi. Ma di ricchezza di e da lavoro. Quei 60, come più generalmente accade nel nostro Paese, vivono in larga parte consumando pur senza produrre reddito, o comunque consumando più di quanto producono. E per fare questo consumano la ricchezza prodotta dai loro genitori. Genitori che, vivendo in un momento storico più favorevole, sono riusciti a migliorare le loro condizioni economiche.

L’Italia, tante volte si è detto e sottolineato, produce poco ma è un Paese ricco. Ricco di risparmi e di immobili, ricco di quel grasso che dal dopoguerra agli anni ’80 compresi gli italiani hanno prodotto ed accumulato. Un grasso cui ora le nuove generazione, che vivono in un mondo e in un Paese che offre infinite meno possibilità rispetto a 50 anni fa, ora consumano. A parte quei 60 che ora, da onorevoli, guadagnano almeno un centinaio di migliaia di euro l’anno e il problema, almeno per una legislatura, hanno risolto.