Roma bus: 6036 gomme bucate, 15371 cambiate d’urgenza. Così si uccide un Pil

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 20 Febbraio 2017 - 10:09 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Roma ha svariate cose uniche al mondo. Tra queste l’Atac, l’azienda pubblica del trasporto urbano, insomma i bus e la metro. Nulla al mondo può rivaleggiare con l’Atac: ha i migliori e più costanti deficit, i più grassi debiti, la più grossa lentezza nelle corse, il più rotondo tasso di assenteismo, il più pingue numero di dipendenti, i dirigenti meglio pagati in rapporto ai risultati, il più vivace tasso di gusti ai convogli e, dulcis in fundo, il più alto numero di utenti che viaggiano gratis evitando di pagare il biglietto.

E poi all’Atac accadono cose meravigliose, autentici prodigi. In tre anni ad esempio, tra il 2013 e il 2015 i bus Atac bucano 6.036 gomme. Ma nei registri e bilanci e soprattutto nei soldi sborsati risultano 15.371 gomme “cambiate d’urgenza”. E le gomme si cambiano d’urgenza quando si bucano. Novemila e passa gomme la differenza, dove sono finite insieme agli otto milioni che è il loro costo?

Chi dovesse trovarle le novemila gomme di bus alquanto fantasma forse troverà anche la ragione del perché sempre l’Atac abbia pagato i dischi freno dei vagoni della metro 6.700 euro l’uno invece dei 1.700 euro prezzo a cui si trovano sul mercato. Già, perché? Forse lo stesso perché che spiega come di 160 dipendenti che avevano comunicato situazioni cliniche che rendevano loro impossibile il lavoro in vettura o officina, l’80 per cento sottoposto a visita medica sia risultato assolutamente sano. Scherzavano…

Atac è una grossa partecipata pubblica. Di società partecipate pubbliche in Italia ce ne sono tra le otto e le novemila (riesce difficile perfino censirle). Un governo cattivo cattivo stava e sta provando a ridurle almeno nel numero. Ma le Regioni buone e giuste (aiutate da una sentenza della Corte Costituzionale che dice non si può muovere una paglia senza il sì preventivo appunto delle Regioni) stanno tentando di salvarle.

Dunque vediamole queste partecipate, ci sono quelle grandi, tipo Atac. E ce ne sono circa 1.800 che hanno più amministratori che dipendenti. Cioè sono state create solo e soltanto per pagare con denaro pubblico lo stipendio di amministratore delegato, presidente, consigliere di amministrazione. Non servono ad altro. Ma il governo cattivo le vuole chiudere e le Regioni buone salvare. Con ogni mezzo e quante più ne possono salvare: quelle in perdita da sempre, anche quelle. Con l’argomento ce in fondo perdono poco.

E’ clientelismo allo stato puro e al massimo stato cui tengono tutti appena arrivano ai governi locali (M5S compreso). Ma è soprattutto un modo per ammazzare il Pil. Sì, anche così si ammazza il Pil. Mattia Feltri su La Stampa racconta la storia delle gomme bus Atac, Alberto Mingardi sullo stesso quotidiano annota l’ovvio che tutti rimuovono: il 50 e passa per cento del Pil italiano è spesa e attività pubblica.

Ora, se in questo 50 e passa per cento la norma è la spesa non solo irresponsabile e clientelare e spesso anche afflitta da “pizzi” vari, se il “pizzo” più grande e generale e accettato è l’improduttività della spesa, se nella Pubblica Amministrazione ogni riorganizzazione del lavoro fallisce bocciata da dipendenti e sindacati, se la alla fine la riforma della scuola è solo assunzioni, se insomma la metà e passa del Pil italiano paga pegno, dazio e pizzo, come potrà mai il Pil tutto crescere almeno del due per cento un giorno come tutti invocano ogni giorno?

Non può, e non è colpa degli gnomi della finanza, della Germania, dell’euro, della peste, delle cavallette…Il Pil si uccide anche a colpi di gomme fantasma, dischi freno strapagati, malattie inventate…E l’Atac è solo una delle ottomila e passa e le ottomila e passa società partecipate sono solo una parte, anche se la peggiore, della spesa pubblica.