Papa Francesco: uomini misurati sui fatti non le parole

di Antonio Del Giudice
Pubblicato il 16 Aprile 2013 - 06:27 OLTRE 6 MESI FA
papa bedrgoglio

Papa Francesco, appena eletto

Papa Francesco non le manda a dire. A un mese dalla sua elezione alla Cattedra di Pietro, Jorge Mario Bergoglio sceglie i suoi consiglieri e, eccezion fatta per il cardinal Giuseppe Bertello, esclude gli italiani. La mossa è forte, per quanto prevedibile. Francesco sa di dover dare una sterzata alla Chiesa che, nonostante Wojtyla e Ratzinger, ha mantenuto una impronta tutta italiana negli ultimi cinque secoli. Il segnale più pesante è agli uomini di Curia, esclusi e in attesa che il loro destino si compia.

Il papa argentino vuol riportare alla spiritualità una Chiesa che ormai parlava più di politica e di soldi che di teologia. Non farà un Concilio, questo omologo di Giovanni XIII, darà compimento al Vaticano II, iniziato e portato a compimento da due grandi pontefici, Papa Roncalli appunto, e Montini-Paolo VI. A loro si ispira questo intellettuale gesuita che vuol rinnovare la missione di Francesco d’Assisi. Il primo discepolo di Ignazio di Loyola sulla Cattedra pietrina riparte da dove, il Vaticano II, hanno lasciato i grandi riformatori, come Carlo Maria Martini, gesuita anche lui.

Con questa premessa va letto il discorso di domenica 14 aprile in San Paolo fuori le mura, la basilica dedicata al primo dei teologi, i cui seguaci furono per primi chiamati “cristiani”. Francesco domenica ha richiamato il clero, vescovi e preti, alla virtù della coerenza. Basta politica, che dice bianco e pratica nero. Basta contorsioni, peccare è un errore non è un diritto.

La Chiesa cerca la verità di Cristo, non le verità di comodo. Il richiamo al Vangelo è netto, il papa non ci mette niente di suo, se non la coerenza, appunto. E’ nel Vangelo la fonte del suo dire:

“Sulla cattedra di Mosè si sono assisi scribi e farisei. Fate e osservate ciò che vi dicono, ma non quello che fanno. Poiché dicono ma non fanno.” (Matteo 23, 2-3).

Chi perde ancora tempo a cercare di capire se Francesco sarà “di destra” o “di sinistra” perde tempo, appunto. Questo Papa ha in testa la determinazione, che fu virtù preclara di Ignazio e di Francesco. Vuole che la Chiesa vada per la sua strada. Che si preoccupi del suo popolo, non all’italiana, parteggiando per Prodi o per Berlusconi.

Naturalmente Francesco non è una mammola, tutt’altro. Sa che gli orientamenti più o meno cristiani di una società e di un governo non sono indifferenti per la Chiesa. E, allora, il Vangelo di Matteo vale anche per gli uomini della politica. Uomini che, specie negli ultimi vent’anni, non hanno brillato per coerenza. Francesco, l’ha detto senza giri di parole, si giudicano dai fatti. Le parole lasciano il tempo che trovano.