Expo 2030. Roma lurida e imbarbarita, faccia tosta solo candidarla

Expo 2030 assegnata a Riad. Perché Arabia Saudita aveva argomento dei petrodollari? Alibi pezzente che qualcuno ostenta senza pudore. Roma era improponibile. Sia la città pubblica che quella privata.

di Lucio Fero
Pubblicato il 29 Novembre 2023 - 09:45
expo

Foto Ansa

“Deriva mercantile!”. Davvero, come lamentano i promotori e sostenitori della candidatura di Roma, Riad si è comprata Expo 2030 con i petrodollari? Davvero Roma è stata bocciata perché pura e limpida mentre Arabia Saudita tappezzava il mondo di mazzette? Al contrario, questo che Riad avrà l’Expo perché se l’è comprato ai danni di Roma che lo meritava è alibi provinciale. Anzi, alibi pezzente. Pezzente nelle argomentazioni. Pezzente nella sfacciataggine, pezzente nel vittimismo. Vittimismo pezzente perché protervo.

Roma è oggi una città lurida e imbarbarita e ci è voluta una faccia che definire tosta è eufemismo per candidarla come sede di Expo 2023. Nel mondo lo sanno, basta venirci a Roma. Talmente lo sanno che Busan in Corea del Sud (alzi la mano chi al volo ne sa qualcosa più del nome) ha avuto quasi il doppio dei voti avuti da Roma, 29 contro 17. Anche Busan se li è comprati? (Per la cronaca a Riad 119 voti).

Città pubblica senza manutenzione, città privata senza regole

Una metropolitana che è umiliante averla: stazioni, treni, frequenze, percorsi arronzati e arroganti nella loro inefficienza, non di rado fatiscenza. Bus, trasporto pubblico di superficie lento ogni immaginazione e parametro. Lento e non di rado sgangherato. Rifiuti ovunque in strada. Ovunque e sempre. Strade, cioè buche e pavimentazione dissestata. Marciapiedi, cioè crepe e dislivelli. Piante che crescono senza controllo e alberi che vengono giù. Discariche abusive quante ne vuoi. Abusive? Stanno lì da tanto e sono tante da essere istituzionali. Servizio idrico talmente garantito che l’unica è sperare non averne bisogno. Epidemia di mini e maxi cantieri la cui missione è aprire, quindi dare soddisfazione all’appalto vinto.

Aprire, tenerci pochi a lavorare per pochi giorni e poi di fatto smettere: rifare un marciapiede in una strada che saranno duecento metri a Roma è affare di quattro-cinque mesi (se bastano). Parchi pubblici abbandonati o di fatto appaltati a chi se li prende. Neanche i lampioni…da sempre in molte zone della città sono accesi di giorno e spenti di notte. Perché? Ufficialmente non si sa. Il vero perché è che nessuno è responsabile davvero di niente in questa città pubblica. Nessuno responsabile davvero e quindi trionfo e regno del chi se ne frega e non mi compete. Una città pubblica senza manutenzione che segue il destino che toccherebbe al vostro bagno di casa se fosse senza cura e manutenzione. Per impotenza e incapacità amministrativa. E per ignavia corporativa delle aziende pubbliche in mano alle lobby sindacali.

E la città per così dire privata? Nel segno delle prepotenza. Imbarbarita dal culto del “faccio come mi pare”. Fanno come pare loro i taxisti che decidono se, quando e dove ti prendono (al netto delle imposizioni ed estorsioni di fatto che una parte di loro impone a turisti e viaggiatori, vedi Ciampino aeroporto). Fanno come gli pare autisti di furgoni consegna merci. Fanno come gli pare automobilisti, ciclisti e quelli in moto e anche i pedoni. Ognuno si sente il padrone della strada, va e parcheggia dove gli pare e guida come gli pare.

La regola è quella di fregare e annichilire il prossimo quotidiano. Fanno come gli pare ristoratori e baristi che si sono presi con destrezza marciapiedi e strade e piazze ribattezzandoli dehors e da lì ammanniscono ai turisti, soprattutto stranieri, pessima merce alimentare. Per scelta e non per caso. Non di rado condita con arroganza volgare. Fanno come pare loro gli ambulanti, fanno come pare loro perfino gli extra comunitari che presidiano ogni ingresso-uscita di ogni supermercato o esercizio commerciale di una certa entità. fanno come pare loro albergatori che “risparmiano” sulla tassa di soggiorno evitando di versarla dopo averla incassata. Fanno come gli pare titolari di imprese commerciali e di servizi che ai radi controlli risultano sempre irregolari per almeno un terzo del totale.

Fanno come pare loro i mini market che vendono alcol ai minori. Fanno come par loro quelli che mettono una rete arancione intorno ad ogni problema e poi…chi se ne frega. Una popolazione che nella sua gran parte è intollerante di ogni disciplina o regola. In un intrecciarsi quotidiano di reciproca acida ostilità. Nel suo ceto politico e amministrativo, nella sua Pubblica Amministrazione, nei suoi uffici e servizi pubblici, nelle sue insolenti corporazioni, nella sua incivile società civile Roma è oggi improponibile. Arrogante e sfacciato proporla, senza pudore candidarla.