Lockdown creativo à la Macron in Francia, un po’ giacobino, un po’ italiano, sul covid si gioca le elezioni 2022

di Giampiero Martinotti
Pubblicato il 21 Marzo 2021 - 08:42 OLTRE 6 MESI FA
Lockdown creativo à la Macron in Francia, un po' giacobino, un po' italiano, sul covid si gioca le elezioni 2022

Lockdown creativo à la Macron in Francia, un po’ giacobino, un po’ italiano, sul covid si gioca le elezioni 2022

Un lockdown “creativo”, secondo i sostenitori di Emmanuel Macron. L’ennesimo stop and go incomprensibile, secondo i suoi oppositori. In fondo, una mistura molto europea. Una spruzzatina di metodo tedesco con inflessioni francesi e un tocco d’italianità.

Un Macron doc, insomma. Al tempo stesso di destra e di sinistra, liberale e protettore, falsamente consociativo e realmente decisionista.

L’insieme di decisioni annunciate dal primo ministro, Jean Castex, per combattere la terza ondata della pandemia può sembrare a prima vista piena di contraddizioni. Nei fatti, risponde a un disegno strategico in cui si mescolano emergenza sanitaria, necessità economiche e obiettivo politico. Fra tredici mesi la Francia andrà alle urne per eleggere il nuovo presidente. E l’attuale inquilino dell’Eliseo potrà essere rieletto solo se riuscirà a dare al paese una prospettiva post-Covid.

Un mese di lockdown per 21 milioni di francesi   

Da sabato 20, per un minimo di quattro settimane, sono confinati, cioè in lockdown, 21 milioni di francesi. Tutta la regione parigina, il Nord, due dipartimenti normanni e quello di Nizza. Qui sta l’italianità della scelta. La Francia giacobina si piega al virus girondino, che colpisce alcune zone e ne risparmia altre.

Resteranno aperti solo i negozi essenziali, in cui sono inclusi librerie e negozi di dischi (palestre, piscine, bar, ristoranti, cinema, musei e teatri sono chiusi dallo scorso 30 ottobre). Il lavoro a distanza sarà obbligatorio quando è possibile, con una sola eccezione settimanale.

Inoltre, e qui sta la matrice francese, le scuole rimarranno aperte per evitare un disastro generazionale che colpirebbe quasi esclusivamente i figli delle classi popolari. Tutti chiusi in casa, dunque? No. Alla maniera tedesca, i francesi potranno uscire, non solo per far la spesa, ma anche per prendere aria senza limitazioni di tempo.

Avranno solo l’obbligo di non allontanarsi più di 10 chilometri dalla loro residenza e non potranno uscire dai confini regionali. In tutto il paese, il coprifuoco entra in vigore alle 19, un’ora dopo rispetto alle vecchie regole.

   Da fine gennaio, Macron tenta di sfuggire ai consigli di medici e virologi, senza cadere nella sindrome svedese del liberi tutti. (Peraltro abbandonata, almeno in parte, anche dal governo di Stoccolma). Gli europei sono stanchi e depressi, i francesi forse più di altri. Salvare vite umane è essenziale. Ma la crisi economica e quella psicologica possono avere conseguenze tragiche. Da qui la volontà del presidente di trovare sempre nuove formule nella speranza di evitare un lockdown generalizzato e senza eccezioni.

   Macron cerca così di conciliare la lotta al virus con la crescente insofferenza verso le misure restrittive. Un calcolo lucido e rischioso, costruito sulla scadenza dell’anno prossimo, le presidenziali di aprile-maggio. In questo momento, la popolarità di Macron è parecchio più alta di quella dei suoi predecessori immediati (Sarkozy e Hollande) dopo quattro anni al potere. Tutti sappiamo, tuttavia, quanto sia volatile l’opinione pubblica, quanto sia facile guadagnare pochi punti di popolarità in molti mesi. E perderne tantissimi in qualche settimana.

Come nel biliardo all’italiana

   Per Macron, si tratta di realizzare di qui alla fine dell’anno quel che è un ottavina nel biliardo all’italiana. Ridurre la circolazione del virus a un livello accettabile. Vaccinare la maggioranza della popolazione. Mettere in moto il rilancio dell’economia. Offrire due o tre obiettivi a medio termine capaci di dare una prospettiva ai giovani e più in generale al paese.

È troppo per un uomo solo ? Forse sì. Del resto, tutte le opposizioni rimproverano al presidente di decidere da solo. Senza mai veramente coinvolgere Parlamento e responsabili locali. Critiche cui il Paese non è insensibile. Anche se i francesi restano, malgrado tutto, fedeli alla curiosa monarchia repubblicana voluta da de Gaulle.

Macron può vincere la scommessa o perdere la testa. Non ci sono vie di mezzo. La Quinta Repubblica è implacabile, non lascia scampo al sovrano incapace di riconquistare il favore popolare. E nei prossimi tredici mesi può ancora succedere di tutto.